Nell’articolo precedente vi ho parlato della mia visita ad Inveraray, piccola cittadina della costa occidentale scozzese, ed in particolare dell’omonimo castello. Vi avevo anche già accennato dell’altra attrazione che caratterizza Inveraray, ossia le prigioni storiche. Voglio iniziare subito col darvi un consiglio: se volete visitare entrambe le cose iniziate dalla prigioni perchè avrete uno sconto sulla visita al castello. Detto questo, partiamo alla scoperta dell’Inveraray Jail!
Per secoli Inveraray fu la principale cittadina delle regione dell’Argyll e, in quanto tale, fu scelta per ospitare un un tribunale ed una prigione. Costruita sulle rive del Loch Fyne tra il 1816 e il 1820 per sostituire una prigione preesistente, la Inveraray Jail conserva in gran parte il suo aspetto originale ed è un’importante testimonianza del Sistema Giudiziario della Scozia dell’800 e di come venivano trattati i prigionieri all’epoca. Ospitava un blocco di otto celle ed il palazzo di giustizia ai quali andò ad aggiungersi un nuovo cortile nel 1843. Nel 1848 venne costruita una nuova prigione, molto moderna per l’epoca, con 12 celle individuali, un bagno per ogni piano, alloggi per le guardie, un magazzino ed uno spazio ricreativo interno per i prigionieri, il tutto fornito con luce e riscaldamento. Nella prigione erano ospitati uomini, donne, bambini (si, anche i bambini venivano incarcerati all’epoca soprattuto per furto), malati di mente, assassini: tutti assieme senza distinguere il tipo di reato commesso. L’Inveraray Jail chiuse i battenti il 30 agosto 1889 poichè in confronto alle prigioni dei centri abitati più grandi era inefficente e troppo costosa da gestire. La Corte di Giustizia venne trasferita ad Oban. Nel 1989 la prigione venne ristrutturata ed aperta al pubblico.


La nuova prigione cambiò lo stile di vita dei prigionieri: uomini e donne vivevano in piani divisi, l’edificio era riscaldato ed adeguatamente ventilato. Dal 1839 tutti i prigionieri in grado di farlo venivano messi al lavoro all’interno delle loro celle anche fino a 10 ore al giorno: gli uomini tessevano reti da pesca, fabbricavano corde di stoppa, scarpe, prodotti in legno; le donne invece fabbricavano funi, cucivano e lavoravano a maglia. Se il prigionieri non adempivano ai loro compiti, venivano puniti. Se invece lavoravano più del dovuto venivano pagati ed il denaro veniva consegnato loro il giorno in cui uscivano di prigione.


Quando una persona arrivava ad Inveraray, veniva innanzitutto registrata, poi pesata, misurata in altezza e ne veniva valutata la capacità di leggere e scrivere. Dopo un bagno approfondito venivano forniti gli “abiti da prigioniero”. I prigionieri condannati ai lavori forzati non avevano vita facile: venivano obbligati a compiere attività estenuanti, come far girare 14.400 volte una specie di macina di legno.


Il cibo era cucinato all’interno delle cucine e le razioni erano ben definite nelle regole del carcere. La colazione era servita alle 7.30 e comprendeva 150gr di porridge d’avena con del latte. Alle 13 c’era il pranzo, a base di zuppa e pane (le porzioni erano calcolate in base al peso ed alla forma fisica del prigioniero) mentre per cena, alle 18, ancora porridge.

Delle miglialia di prigionieri detenuti ad Inveraray nei 69 anni in cui la prigione rimase operativa, solo 12 riuscirono ad evadere ma vennero tutti catturati di nuovo. Nel 1820 tre uomini riuscirono ad evadere e vent’anni dopo due prigionieri approfittarono del lucchetto rotto alla loro cella e delle guardie addormentate per darsela a gambe. Nel 1857, James McLachlan di 15 anni evase dalla New Prison in pieno pomeriggio, fingendo di trovarsi nella sua cella mentre invece era nascosto in bagno. Fuggì dalla finestra con una fune ma venne catturato il giorno seguente. La fuga più spettacolare fu quella di tre scassinatori, William Dickson, John Campbell and John Duncan, che la notte del 12 agosto 1874 fuggirono lasciandosi indietro la porta della loro cella aperta. La loro fuga rimase un mistero fin quando uno dei due John fu catturato e spiegò che erano riusciti a fare una replica delle chiavi da pezzi di piombo che avevano recuperato e nascosto. Recuperarono i loro vestiti, si calarono da una finestra con una fune e si dileguarono nella notte.


Sul sito ufficiale dell’Inveraray Jail, in questa sezione, potete trovare un’interessante raccolta dei prigionieri ospitati nella prigione tra il 1820 ed il 1890: potete cercare una un preciso nome, una precisa categoria (per età, per esempio), oppure dare un’occhiata ai crimini più strani. Per ogni prigioniero c’è una scheda con i dati personali, il crimine commesso, il giorno del processo e la pena inflitta. Così, abbiamo Daniel Beaton, 28 anni single, autista di Glasgow, che fu condannato a 10 giorni di carcere per guida imprudente; Hugh Anderson, 38 anni, spostato, di professione cacciatore di conigli condannato a 17 giorni per aver sparato verso una casa abitata; Alexander Cameron, 52 anni, sposato, di Oban, condannato a 37 giorni per essersene andato in giro nudo; Peter Clark, 50 anni dati sconosciuti, processato per aver dissotterrato dei cadaveri dalle loro tombe e in seguito assolto; James McDade, irlandese di 30 anni condannato a 6 mesi per bigamia; il povero William Munro condannato a 2 giorni per aver ucciso un pesce; Lillian Rose McIntyre, casalinga di 36 anni condannata a 6 mesi per aver nascosto una gravidanza; Annabella McNeill di 60 anni condannata a 42 giorni di carcere per aver venduto superalcolici senza licenza. E poi c’è una lunga lista di bambini, incarcerati per aver rubato cibo, vestiti e libri.

La visita all’Inveraray Jail sarà resa ancora più interessante dalle molte statue a grandezza naturale poste all’interno delle celle intente nelle attività dell’epoca, dalle audioguide che vi verranno fornite all’ingresso e dai custodi in costume che incontrerete durante la vostra visita, pronti ad aiutarvi e a spiegarvi più approfonditamente la storia della prigione.
Nonostante Inveraray sia davvero un villaggio molto piccolo, le cose da vedere non mancano di certo! Voi ci siete mai stati? Avete preferito la visita alla prigione o al castello? Raccontatemelo!
Mamma mia, quanto erano severi! Poi capisco perché Jane Eyre per punizione è stata costretta a restare in piedi su uno sgabello per tutto il giorno…
Mi immagino la scena del povero Alexander Cameron che se ne va in giro nudo per Inverary, al freddo e al gelo 😉
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Severi davvero! E tutti i bambini incarcerati a 6, 7 anni per aver rubato magari una mela? Poverini! E’ stata davvero una visita interessante, e pensare a tutte le persone che sono passate da quelle celle metteva un pò i brividi…
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Mamma che fiscali O_O addirittura la razione calcolata in base al peso?
Che belli questi tuffi nella storia! Ma quella REAL! Io infatti ho apprezzato entrambe le visite 😉
Buona serata Bea! 🙂
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Si si, i più forzuti mangiavano più porridge 😉 Grazie per essere passata e buona serata anche a te 🙂
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