C’è qualcosa che rappresenta la Scozia più delle cose che, nell’immaginario comune, ne sono il simbolo. La cornamusa, il kilt, i clan: se uno pensa alla Scozia, pensa a queste sue tre particolarità ma i simboli per antonomasia della Nazione Scozzese sono altri due. Vi state chiedendo quali? Sto parlando del Saltire, la celebre bandiera scozzese, e dell’Unicorno, il leggendario animale che la rappresenta fin dai secoli antichi. Ma andiamo a scoprirli più approfonditamente in questo articolo!
Continua a leggere “Il Saltire e l’Unicorno, i simboli della Scozia”Categoria: Tradizioni
Natale in Scozia: 7 tradizioni natalizie scozzesi
Il Natale è il periodo più magico dell’anno e tutti noi, chi più e chi meno, ci lasciamo trascinare dalla festosa atmosfera che lo caratterizza! Anche in Scozia i festeggiamenti natalizi sono molto sentiti e se vi è già capitato di visitare la capitale Edimburgo in questo periodo dell’anno sarete sicuramente rimasti incantati dalle decorazioni, dalle lucine, e dai mercatini che adornano la città (se non ci siete mai stati, venite a dare un’occhiata virtuale in questo articolo). Ma lo sapevate che in Scozia il Natale è stato bandito per quasi quattro secoli? Nel 1560 infatti, con la Riforma Protestante, questa festività – che nella Scozia Cattolica era sempre stata osservata – venne abolita e ufficialmente vietata con un atto del Parlamento Scozzese del 1640. Anche dopo la salita al trono del cattolico Charles II i festeggiamenti del Natale non furono visti di buon occhio e solo nel 1958 l’antica legge venne abolita e il Natale divenne una festa nazionale. In questo articolo ho raccolto per voi alcune delle tradizioni tipiche natalizie, presenti e passate, diffuse in Scozia. Se invece volete saperne di più su Hogmanay, l’ultimo giorno dell’anno, date un’occhiata qui. Buona lettura!
Continua a leggere “Natale in Scozia: 7 tradizioni natalizie scozzesi”Burns Night in Scozia: ricordando Robert Burns, il bardo scozzese, tra haggis, musica e danze tipiche
Ogni anno, il 25 gennaio, si commemora la nascita di Robert Burns, l’amato e stimato poeta scozzese che nacque nel 1759 e del quale vi ho già parlato in questo post. Primogenito di una famiglia di contadini dell’Ayrshire, Robert si dimostrò portato più per la lettura e la scrittura che per la vita agricola e, grazie al padre che investì il poco denaro a disposizione nell’educazione dei suoi figli, guadagnò ben presto il successo con le sue poesie e i suoi versi. Nonostante la fama, Burns non dimenticò mai le sue radici. Il suo amore per la vita contadina rimase intatto per tutta la vita e nei suoi testi affrontò spesso i problemi delle classi povere, sottolineando la necessità di una maggiore eguaglianza sociale. Per questo si guadagnò la stima dei connazionali che, ogni anno nei secoli a venire, ricordano il loro poeta, chiamato amichevolmento “Rabbie“, che morì a soli 37 anni a causa di una malattia cardiaca ma che lasciò un’enorme eredità poetica e musicale.
Festeggiare Hogmanay ad Edimburgo: le tradizioni del capodanno scozzese
Hogmanay è il termine scozzese che indica l’ultimo giorno dell’anno e che viene celebrato come solo in Scozia sanno fare: festa, musica, eventi e festa (l’ho già detto?!). Si sa, per gli scozzesi ogni scusa è buona per festeggiare ma il capodanno è davvero molto sentito e si celebra in grande in ogni parte del Paese. La festa ha origini pagane e in passato coincideva con il solstizio d’inverno celebrato dai norreni, ma le sue radici affondono anche nel Samhain della cultura gaelica e nello Yule dei celti. Era la festività più importante dell’anno, anche perche il Natale non venne celebrato come festività in Scozia per più di 400 anni, dalla Riforma Protestante del XVII secolo al 1950.
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Halloween in Scozia: Samhain, verso l’inverno e l’oscurità
In un paese come la Scozia, nel quale storia e folklore si mescolano spesso, Halloween ha ancora oggi un significato molto importante e viene chiamato, in scozzese, Samhain (pronunciato più o meno ‘savuin’). Le sue origini sono da ricercare in un’antica festività pagana celtica che veniva celebrata tra il tramonto del 31 ottobre e quello dell’1 novembre in Scozia, Irlanda e Galles, e coincide secondo alcuni con il Capodanno Celtico. Questo periodo segnava la fine dell’estate e con essa la fine del raccolto e della metà più luminosa dell’anno, dando inizio a quella più oscura, l’inverno, che durava fino al mese di maggio, quando si celebrava nuovamente l’inizio dell’estate nel giorno di Beltane (o Beltain). Samhain e Beltane erano dunque le due feste più importanti per gli antiche celti e rappresentavano una transizione, un passaggio dal buio alla luce, dalla morte alla rinascita, racchiuse nel ripetersi del ciclo della vita e del tempo. Samhain coincideva con l’ultimo raccolto dell’anno, ed era usanza in quel periodo spostare le bestie dai pascoli alle stalle, fare le ultime vendite o scambi di bestiame e prodotti agricoli al mercato, saldare i debiti e riscuotere crediti ed interessi: si facevano scorte per il lungo e buio inverno, in attesa che ritornassero in fretta la primavera e poi l’estate. Continua a leggere “Halloween in Scozia: Samhain, verso l’inverno e l’oscurità”
I clan scozzesi: storia e caratteristiche
Un aspetto davvero interessante che riguarda la cultura e le tradizioni scozzesi, è l’antica struttura sociale dei Clan. Il termine, che deriva dal gaelico Clann e significa bambino, denota un legame famigliare tra i membri che ne fanno parte e deriva dall’organizzazione sociale tribale tipica delle popolazioni celtiche.
STORIA
Sembra che la nascita del sistema dei Clan in Scozia sia da attribuire a Santa Margherita (1046-93 dc.), la regina sassone Sposata con Malcolm III, che convinse suo marito ad adottare un sistema fondiario feudale in base al quale, per la prima volta in Scozia, la terra veniva concessa ai singoli individui e tramandata poi ai discendenti, dando vita alla divisione territoriale dei vari Clan. Tale sistema è stato alla base della società delle Highlands fino al 1746. Il suo declino fu segnato dal tragico esito della battaglia di Culloden e dalle Clearances del XIX secolo: dopo la sconfitta da parte dell’esercito inglese, i capo Clan giacobiti che non giurarono fedeltà al Re pagarono la loro ribellione col sangue. Con l’Act of Proscription, un insieme di regole che ponevano delle restrizioni al possesso di armi, costumi tradizionali, nonché in materia di cultura e musica, e il successivo Heritable Jurisdictions Act che rimosse il diritto giudiziario di cui godeva il capo clan, iniziò una brutale repressione di questo sistema. Il colpo di grazia avvenne tramite le pulizie etniche dette “Clearances”, dove interi villaggi vennero distrutti e migliaia di persone costrette ad emigrare in America, Australia o Nuova Zelanda, per lasciare spazio all’allevamento di ovini.
STRUTTURA
Le Highlands, a differenza delle Lowlands, erano divise territorialmente tra i vari Clan, tanto che alcuni capi divennero famosi per il loro dominio su determinati territori: alcuni esempi sono i Macdonalds sulle isole, i Campbell nell’Argyll, i MacLeods a Skye. Originariamente con il termine Clan si designavano i discendenti di una determinata famiglia, il gruppo di persone che costituiva la stirpe di un capo, con tutte le sue diramazioni. Con il tempo il significato del termine si modificò fino ad indicare l’insieme di famiglie che facevano riferimento ad un unico capo, il quale esercitava su di esse il proprio potere governando con le prerogative tipiche di un capotribù, e la cui figura, per i membri del suo gruppo, era quasi più importante del Re stesso. L’appartenenza ereditaria ad un Clan veniva trasmessa attraverso il cognome del padre e quindi un figlio ero membro del Clan paterno, e non di quello materno. Tuttavia, erano frequenti i casi in cui qualcuno decideva di prendere il cognome materno e quindi il Clan di appartenenza della madre.
Il capo Clan, detto Clan Chief, aveva il titolo di Lord o Laird e governava il proprio territorio come se fosse un piccolo regno: suo era infatti il possesso di tutte le terre sulle quali vivevano gli appartenenti al clan che, in cambio del permesso di coltivarle, erano tenuti a seguire il proprio capo in guerra. Inizialmente la carica di Laird era conferita tramite un’elezione da parte di un’assemblea: solitamente il candidato era nominato dal precedente detentore della carica quando si avvicinava alla morte ed era definito tanist, dal gaelico tànaiste, “secondo”. Solo molto più tardi, le successioni diventarono ereditarie ma anche in questo caso spesso il clan si riservava il diritto di accettare o meno la successione, ratificandola nel corso di un consiglio generale. All’interno del clan non esistevano gerarchie, e per quanto ovviamente la ricchezza non fosse distribuita in modo omogeneo, ogni suo membro era un uomo libero, pari in dignità a chiunque altro. Il territorio sul quale vivevano le famiglie era gestito come un bene comune, e negli appezzamenti adibiti a pascolo il bestiame di ogni famiglia poteva cibarsi liberamente.
Gli abitanti delle Highlands e delle isole di dimostrarono sempre insofferenti nei confronti di qualunque forma di potere centralizzato: ogni clan si considerava un’entità fortemente autonoma ed era quasi sempre in perenne conflitto di interessi con i clan confinanti. Le dispute tra i vari Clan erano frequenti e molte di esse erano dovute al furto di bestiame. Molti Clan stringevano alleanze tra di loro, ma non esitavano a combattersi a vicenda se necessario, facendo sfociare semplici liti in scontri sanguinosi. I più celebri sono quelli di Glencoe, che vide i Campbell e i Macdonald affrontarsi apertamente nel 1692, e il massacro di 400 uomini Macdonalds bruciati vivi sull’isola di Egg dal clan NacLeod nel 1577.
I clan furono la culla in cui la cultura gaelica potè svilupparsi e mantenersi viva e ciò si deve anche ad un fattore puramente geografico. Le Highlands, costituite da una serie di rilievi solcati da vallate di origine glaciale, rimasero a lungo un mondo a parte: le vie di comunicazione interne erano poche e difficili da percorrere e questo aiutò a tenere lontani non solo viaggiatori e mercanti, ma anche i funzionari e gli eserciti del Re. Per questo motivo i clan delle Highlands poterono godere di un lunghissimo periodo di autonomia derivante dalle difficoltà incontrate dal potere centrale nel tenere sotto controllo una zona così vasta e così impervia. Si può affermare che il periodo di massima fioritura dei clan iniziò approssimativamente attorno al 1200 per concludersi circa 500 anni dopo, con la disfatta di Culloden. Durante questo periodo, nascosti nei loro glen inaccessibili, gli Highlander condussero uno stile di vita tradizionale e dalle caratteristiche uniche, preservato quasi totalmente dagli influssi del mondo esterno.
SIMBOLI DISTINTIVI: IL TARTAN, LO STEMMA, IL MOTTO
Originariamente non sembra che ci fossero delle associazioni tra tartan e clan specifici; al contrario, i tartan delle Highlands erano prodotti in svariate fantasie dai tessitori locali e qualunque identificazione era al massimo puramente regionale. L’idea di un tartan specifico per un clan iniziò a consolidarsi solamente nel tardo XVIII secolo e i clan tartan, ovvero i tartan legati ad un particolare clan, risalgono soltanto agli inizi del XIX secolo e diventarono un importante segno distintivo dei diversi clan. Benché non esistano delle regole su chi possa o non possa indossare un particolare tartan e sia possibile per chiunque crearne uno e nominarlo nel modo che preferisce, il chief è l’unica persona ad avere l’autorità di rendere un tartan quello ufficiale del clan. Ogni clan ha più di un tartan legato al proprio cognome: c’è il tartan per la guerra, quello per le cerimonie, o, ancora, quello per la caccia.
Troviamo poi lo stemma o cimiero, in cui è racchiusa simbolicamente la storia del clan, che riporta il motto e a volte l’urlo di guerra. Per esempio, il cimiero del clan macLe
od è un toro, poiché una leggenda narra di un antico capo clan che uccise un toro furioso usando un semplice coltellino, ed il motto è “Hold Fast” (tieni duro); il cimiero del Clan Frases of Lovat è una testa di cervo ed il motto è “Je suis prest” (sono pronto); il cimiero del Clan Campbell è la testa di un cinghiale ed il motto è “ne obliviscaris” (non dimenticare); il cimiero del Clan MacKenzie è una montagna in fiamme ed il motto è “luceo non uro” (risplendo ma non brucio).
I distintivi consistono in un ramoscello di una particolare pianta che vanno solitamente indossati sul bonnet, il tipico berretto scozzese, dietro o accanto al cimiero per gli uomini, o fissato su una spalla nei vestiti femminili. Si crede che i distintivi (in inglese Clan Badge) fossero usati come identificativo in battaglia, anche se il loro uso non era molto diffuso, data l’impossibilità di trovare una pianta specifica durante tutto l’arco dell’anno, o in determinate zone. Il distintivo del Clan Donald è l’erica comune, quello del Clan Alpin è il pino scozzese, quello dei MacLennan è il ginestrone.
(fonte: Elfi e streghe di Scozia, Lorenzo Carrara)
Il Kilt, storia e caratteristiche dell’abito tradizionale scozzese
Cosa vi viene in mente se pensate alla Scozia? Paesaggi mozzafiato? Cornamuse? Whisky? Una delle prime cose a cui penso io è il kilt, tipico indumento scozzese che trovo davvero affascinante. Mi basta vedere qualcuno con indosso un kilt, che mi parte il mal di Scozia: nella mia mente iniziano ad apparire highlanders solitari nelle brughiere, tra l’erica e i cespugli di ginestra, e sento crescere anche dentro di me quell’orgoglio e quell’amore per la propria terra e le proprie tradizioni che contraddistingue la gente scozzese, e che ammiro moltissimo. Attenzione, mi raccomando, a chiamarlo con il giusto nome: è un kilt, guai a definirlo gonna o gonnellino perché potrebbe essere, anzi lo è davvero, quasi offensivo! Lo dice anche il motto “It’s a kilt, not a skirt”. Continua a leggere “Il Kilt, storia e caratteristiche dell’abito tradizionale scozzese”