Devil’s Pulpit – Finnich Glen: come raggiungere la famosa location di Outlander in Scozia

Tra le varie location della serie tv Outlander in Scozia una delle più famose ed affascinanti è sicuramente il Devil’s Pulpit, una profonda gola scavata nella roccia il cui nome sulle mappe è Finnich Glen, o Finnich Gorge, alla base della quale scorre un torrente, il Carnock Burn. Il nome Devil’s Pulpit, “Pulpito del diavolo”, si riferisce ad una roccia tondeggiante che emerge dalle acque scure e spesso turbolente del torrente: da qui, si dice, il diavolo parlava con i suoi seguaci. Qualcuno sostiene che il luogo, celato alla vista, fosse un punto di incontro per i Druidi Celti o, ancora, che lo streghe usassero la roccia per eseguire sacrifici. Le peculiari acque rosse del torrente e la location così remota ben si prestano a misteriose e tenebrose storie. La realtà dietro la particolare tonalità dell’acqua è molto più semplice: il colore è dovuto alle rocce di arenaria rossa tipiche della gola!

  1. DEVIL’S PULPIT NELLA SERIE OUTLANDER
  2. DOVE SI TROVA IL DEVIL’S PULPIT
  3. COME SI RAGGIUNGE IL DEVIL’S PULPIT
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Killin, tra cascate, boschi rigogliosi e antichi cerchi di pietre

Nel corso dei miei numerosi viaggi in Scozia non avevo mai preso in considerazione di visitare il villaggio di Killin, ma dopo esserci stata nel 2022…davvero non capisco perchè ho aspettato così tanto ad andarci! Killin si trova nella regione del Perthshire, ai margini del Loch Lomond & The Trossachs National Park e a poco distanza dal Loch Tay, ed è immerso in un magnifico ambiente naturale fatto di boschi, cascate, e antichi cerchi di pietre. Volete saperne di più? Vi racconto tutto in questo articolo!

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I villaggi più belli di Scozia: Luss, sul Loch Lomond

Ammettiamolo, in Scozia ci sono moltissimi villaggi che sembrano proprio usciti da una favola. Se chiudo gli occhi e penso a quelllo che ho trovato in assoluto più bello e pittoresco però mi viene subito in mente Luss, sulle sponde del Loch Lomond. Sarà per la sua splendida posizione in riva al lago, per i suoi deliziosi e curatissimi cottage o perchè mi ha accolta in una splendida giornata di sole, ma Luss, anche se ci ho passato davvero pochissimo tempo, mi ha davvero stregata! Venite con me a scoprire uno dei più bei villaggi scozzesi!

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Gli Elfi e le fate di Aberfoyle

Aberfoyle è un piccolo paesino nel Loch Lomond and the Trossachs National Park, poco distante da Glasgow. Un piccolo villaggio scozzese come tanti altri, tranquillo e anonimo,  ma che grazie all’interessamento e al talento dello scrittore nazionale Walter Scott  si è radicato profondamente nel panorama turistico della Scozia. Sono tre i fattori che hanno fatto crescere la popolarità di Aberfoyle e, tutti e tre, sono da ricollegarsi proprio a Scott. Col suo romanzo “La donna del lago” edito nel 181o, in cui il poeta lodava la bellezza del Loch Katrine, un lago poco distante dal villaggio e secondo molti il più bello dell’intera Scozia, Aberfoyle iniziò a venir presa d’assalto dai visitatori. In un altro libro di Scott,  uscito nel 1817, ri rispolveravano e rendevano celebri le imprese dell’eroe Rob Roy MacGregor, nato e vissuto a poca distanza dal villaggio e molto amato dagli scozzesi. Infine c’è anche qualcosa che in pochi conoscono, che concerne il misterioso mondo delle fate e che, ancora un volta, ha a che fare con Walter Scott: nel 1815 lo scrittore scozzese finanziò e pubblicò un estratto di un misterioso trattato che risaliva alla fine del XVII secolo, opera di un tale Reverendo Robert Kirk, dal titolo ““The Secret Commonwealth of Elves, Fauns & Fairies”, ovvero La repubblica segreta di Elfi, Fauni e Fate.

Foto 3 (Loch Katrine)
Loch Katrine

Robert Kirk, settimo figlio del Pastore di Aberfoyle, nacque nel piccolo paesino delle Highland nel 1644. Seguì un corso di studi di buon livello, frequentando prima l’High School a Dundee e poi ad Edimburgo, dove divenne Maestro d’arte nel 1661. Successivamente si diede allo studio della teologia presso l’Università di Saint Andrews laureandosi Doctor of Divinity, prima di ritornare nella sua terra natia. Per venti anni fu Ministro della Chiesa Episcopale a Balquhidder, non lontano da Aberfoyle,  dove infne tornò alla morte del padre per prendere il suo posto come Pastore. Robert ebbe due mogli (la prima moglie morì giovane) con le quali generò tre figli. Nonostante la sua fervida fede, si dimostrò sempre profondamente affascinato dal mondo delle fate e delle creature fantastiche che avevano popolato le leggende scozzesi fin dall’antichità.

Le due più grandi imprese letterarie di Robert furono la prima traduzione della Bibbia in Gaelico e la stesura del già citato “The Secret Commonwealth of Elves, Fauns, and Fairies”, terminato nel 1691 ma poi messo da parte (e rispolverato, come abbiamo visto, da Walter Scott più di 100 anni più tardi). Nella sua opera Kirk delineò un ritratto a tutto tondo del mondo dei fairies, delle fate, approfondendo moltissimi argomenti che andavano dalle loro abitudini alla loro dieta alimentare. Il piccolo popolo, come era chiamato nelle leggende il mondo degli esseri fatati, era molto importante per la cultura gaelica dell’epoca, che traeva le sue origini nel mondo celtico, e fortemente tenuto in considerazione. Si credeva fosse un mondo a sè stante, separato da quello degli umani da un leggero velo che, ogni tanto, poteva essere superato e così i due mondi venivano in contatto e si venivano a creare situazioni quantomeno misteriose e discusse. Un mondo che si spinge a tratti verso l’occulto ed è per questo che lo stesso Reverendo Kirk con la sua opera si pose come obiettivo principale quello di dissipare pregiudizi e confermare l’effettiva esistenza del mondo fatato.

Walter Scott
Ritratto di Sir Walter Scott e la copetina dell’opera scritta dal Reverendo Kirk

Il Reverendo Kirk iniziò così una lunga opera di raccolta di informazioni e soprattutto di testimonianze di persone che affermavano di essere venute in contatto con i fairies e dei cossiddetti “seer”, persone con il done della “seconda vista”. Qualcuno affermava addirittura di essere stato rapito dalle fate e si trattava nella maggior parte dei casi di donne (spesso incinte) o di bambini. La gente di Aberfoyle non prese bene l’intento del Reverendo, convinta che tali argomenti dovessero essere tenuti nascosti, il piccolo popolo non disturbato ed ignorato ed in molti affermavano che le fate si sarebbero vendicate su chi diffondeva così alla leggera i loro segreti più nascosti. Eppure Robert continuava le sue richerche con curiosità ed entusiasmo, e continuò per molti anni ancora finchè ahimè, ad opera terminata e pronta per la pubblicazione, lo scrittore venne meno. Kirk era solito recarsi spesso in in luogo che, tra la gente del posto, era considerato incantato. Doon Hill (conosciuta anche come Fairy Knowe o Dun Sithean) è una collina che si raggiunge facilmente con una passeggiata da Aberfoyle ed era anche il posto preferito da Robert per svolgere le sue ricerche. Pare che il Reverendo si recasse là quasi tutti i giorni, mettendosi in ascolto e attendendo che qualche fata si mostrasse alla sua vista; qualcuno sostiene che effettivamente Kirk riuscì a mettersi in contatto i fairies proprio in questo luogo.

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Doon Hill: ancora oggi si crede che il luogo sia abitato dai fairies (fonte)

Il 14 maggio 1692 dunque il Reverendo Robert Kirk uscì dalla canonica per la sua consueta passeggiata. Mentre stava camminando proprio a Doon Hill, venne colpito da quello che sembrò un ictus e morì, il corpo ritrovato più tardi dai suoi parrocchiani. Ma da una vita spesa a rincorrere misteri e leggende, non ci si può certo aspettare una morte così “normale”: subito si diffusero ipotesi di ogni tipo sulla morte del Reverendo che, ovviamente, coinvolgevano il mondo delle fate. Alcuni sostenevano che furono proprio le fate, furiose per i loro segreti rivelati al mondo degli umani, a vendicarsi uccidendo Robert e portando la sua anima nel loro regno sotteraneo, intrappolata per sempre nel Minister’s Pine, l’unico sempreverde presente sulla collina e tutt’oggi tenuto in grande considerazione (vedi foto sopra). Altri affermavano che il Reverendo non fosse affatto morto e che per simulare il peso del suo corpo nella bara fossero stati messi dei grossi sassi. Ancora, pare che alla moglie di Kirk fosse stata data la possibilità di liberare il marito dal mondo delle fate: le fu detto che Robert sarebbe apparso durante una cerimonia religiosa e che lei avrebbe dovuto scagliargli contro un pugnale, in questo modo sarebbe stato libero. Quando il fatto successe, la donna non riuscì a lanciare la lama e così il Reverendo rimase per sempre intrappolato con i fairies. Si diffusero voci, si forumularono ipostesi di ogni genere ma, ovviamente, non si venne mai a capo della misteriosa faccenda.

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Un’altra immagine di Doon Hill (fonte)

Cosa ne fu dell’opera di Robert, alla sua morte? Il manoscritto passò al figlio ma venne perso e non se ne seppe più nulla. 123 anni dopo ricomparse magicamente e fu consegnata a Sir Walter Scott, poeta e scrittore molto attratto dalle storie misteriose e romantiche delle Highland. Scott, che in quell’occasione era in visita ad Aberfoyle, ne rimase naturalmente affascinato e volle a tutti i costi pubblicarlo. Oggi Doon Hill è un luogo frequentato dai locali ma anche da numerosi visitatori che arrivano qui per lasciare omaggi, regali e bigliettini con richieste di ogni genere per le fate. Il tronco del Minister’s Pine è sommerso di ninnoli che ricordano, a distanza di secoli,  Robert Kirk ed il suo immane lavoro. Gli ammiratori del Reverendo non mancano poi di visitare la sua tomba, che si trova nella vecchia chiesa di Aberfoyle, ora non più in uso, dove riposa per sempre il “cappellano delle fate”.


Fonti:

L’incanto di Inchmahome Priory

Se c’è un luogo che mi è rimasto particolarmente nel cuore durante il mio viaggio in Scozia è senza ombra di dubbio Inchmahome Priory. Una tiepida giornata di sole, le sponde verdeggianti del Lake of Menteith (unico a chiamarsi Lake e non Loch in Scozia!), la fresca brezza primaverile durante la traversata sulla piccola barca a motore e poi la magia dell’isola su cui si trovano le rovine dell’antico monastero. A coronare il tutto, un delizioso pranzo al The Lake of Menteith Hotel & Waterfront Restaurant, in un’atmosfera tranquilla e rilassata, con una magnifica vista sul lago. Per me, una delle più belle giornate di tutto il viaggio! Ma andiamo con ordine…

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Port of Menteith, con la sua chiesa e il ristorante, sulla sinistra della foto.

Inchahome Priory sorge su una delle isolette che si trovano all’interno del Lake of Menteith, piccolo specchio d’acqua dolce nel Loch Lomond and the Trossachs National Park, poco distante da Stirling. Lo raggiungiamo a bordo di una piccola imbarcazione a motore, guidata d una ragazza con un fortissimo (e bellissimo!) accento scozzese, che ci aiuta a salire a bordo al porticciolo accanto alla chiesa e che, in pochi minuti, ci accompagna sull’isola. Ci godiamo il panorama durante la traversata, con il vento in faccia ed il sole tiepido di un’adorabile giornata primaverile. Appena sbarcati si ha subito la sensazione di trovarsi in un luogo magico: ci sono pochi turisti e l’isoletta attorno a noi è silenziosa, tranquilla, e gli unici rumori che si sentono sono quelli delle onde che si infrangono sulla riva e gli schiamazzi di alcuni uccelli. Paghiamo il ticket nella piccola biglietteria che è anche un caffè e un negozio di souvenir e partiamo subito alla scoperta dell’Isola: sono emozionatissima!

Inchmahome Priory

Il monastero di Inchmahome fu fondato nei primi anni del 1200 da un gruppo di monaci Agostiniani che scelsero questa posizione proprio per la sua tranquillità ma anche per la vicinanza a Stirling, che all’epoca era un importante centro religioso. Per 300 anni i monaci vissero sull’isola e nel corso del tempo ricevettero anche molte visite reali, come quella di Robert Bruce che vi si recò per ben tre volte. Ma la persona che i monaci accolsero e per la quale ero così emozionata all’idea di visitare questo luogo fu Mary Stuart, la ‘Queen of Scots’, che proprio fu Inchmahome trovò rifugio da chi voleva usurpare il suo trono, all’età di 4 anni: era il 1547 e Mary fu costretta a lasciare la Scozia per via dei disordini nati a seguito al rifiuto della madre, Maria di Guisa, di darla in sposa al figlio di Enrico d’Inghilterra che, adirato per il rifiuto, aveva colto l’occasione per invadere la Scozia, rivale di sempre, e tentare di rapire la piccola e preziosa regina. Mary fu dunque nascosta ad Inchmahome per un breve periodo e poi spedita in Francia, con la promessa di matrimonio con il figlio del Delfino, Francesco. Non mi è stato difficile immagnare una piccola Mary che viene portata di tutta fretta su Inchmahome, di notte su di una silenziosa barchetta a remi, accolta dai monaci premurosi, felice di giocare nel priorato e nel boschetto dell’isola e ignara che nel mondo esterno, fuori da quella bolla di felicità, si stava costruendo il suo triste destino. Ed ecco il motivo di tutta la mia emozione e le mie aspettative su Inchmahome: Mary Stuart è il mio personaggio storico scozzese preferito!

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Da quello che è rimasto oggi non è difficile dedurre la magnificenza di come deve essere stato il centro religioso 800 anni fa: quando i monaci arrivarono, costruirono per prima la chiesa, con la sua imponente porta d’entrata colonnata, una spaziosa navata centrale e la torre campanaria proprio al centro di essa. Ancora oggi, camminando all’interno dell’edificio, si prova un profondo senso di rispetto, di cose antiche che però sopravvivono per testimoniare lo splendore ormai passato. Le ampie arcate sulla parete che guarda verso il lago si stagliano alte contro il cielo azzurro, i portoni aperti lasciano intravedere la folta vegetazione circostante, le sedie scolpite nella pietra nello spazio riservato al coro ci fanno subito pensare a quante persone le avranno occupate nel corso degli anni. Nonostante siano passati 800 anni, qui è ancora tutto vivo.

Inchmahome Priory

Inchmahome Priory

Accanto alla chiesa sorge il convento che però è maggiormente danneggiato dalle interperie e dal tempo. Si conserva bene la casa capitolare, che oggi ospita una serie di sculture di pietra rinvenute sull’isola. Il resto, gli alloggi dei monaci, le cucine, è tutto in rovina: per terra si distinguono le fondamenta delle mura che delimitavano il giardino del monastero e alcuni scalini suggeriscono che la struttura dedicata alla vita dei religiosi fosse disposta su più piani.

Inchmahome Priory

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Dopo aver visitato i resti del monastero, ci incamminiamo nel bosco: è possibile percorrere tutto il perimetro dell’isola tramite un bel sentiero immerso nella natura, che si inoltra anche all’interno fino ad un piccolo chiosco le cui pareti sono fatte con delle piante. La vegetazione qui è selvaggia: i rami degli alberi si piegano fino a sfiorare l’acqua, che si confonde con il cielo per via dei riflessi luminosi sulla superficie e si trova addirittura, proprio al centro dell’isola, un castagno secolare davvero imponente! Ma la cosa più bella sono i blue bells che ricoprono, come se fosse un tappeto, il suolo erboso: sono dei piccoli fiori a campanula blu che fioriscono proprio nel periodo primaverile e creano un effetto davvero fatato nei boschi delle Lowlands. Prima di partire speravo di essere così fortunata da trovarli in fiore e le mie aspettative si sono avverate: non riesco a spiegarvela la sensazione che ho provato, passeggiando da sola in quell’angolo di Scozia, immersa nei fiori e nel silenzio. Lascio parlare le immagini!

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Inchmahome Priory

Prima di lasciare Inchmahome abbiamo avuto un piacevole incontro: una coppia di cigni aveva costruito il nido sulla riva del lago, astutamente protetto da….un cespuglio di ortiche! La femmina era accovacciata a covare tre grosse uova mentre, senza battere ciglio, il maschio si aggirava nei dintorni raccogliendo con il becco piume o pezzi di legno da aggiungere al nido per renderlo ancora più confortevole.

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Saliamo sulla barca e ci allontaniamo lentamente da Inchmahome, osservando l’isola che diventa sempre più piccola e chiudendola in un agolino del nostro cuore. A rendere indimenticabile questa mattinata ci pensa il sublime pranzo al vicino The Lake of Menteith Hotel & Waterfront Restaurant, una scoperta davve inaspettata! Ci gustiamo un pranzo che è il migliore di tutta la vacanza, seduti ad un tavolino che guarda direttamente verso il lago, coccolati da un cameriere cordiale e professionale. Il perfetto coronamento di una giornata di per sè già perfetta.

Loch Lomond & The Trossachs National Park: dove inizia la Scozia selvaggia

Condivido questo articolo, che ho scritto per il sito HostelsClub Italia giusto l’altro giorno!


Se avete in programma una vacanza nella frizzante capitale scozzese, Edimburgo, ma volete un assaggio anche della Scozia più selvaggia e naturale il Loch Lomond & The Trossachs National Park fa al caso vostro. E non soltanto perché è facilmente raggiungibile sia da Edimburgo che da Glasgow, ma perché offre una moltitudine di paesaggi mozzafiato, luoghi incontaminati ed una vasta scelta per quanto riguarda gli sport all’aria aperta. Il nome del Parco Nazionale deriva dalla presenza del Loch Lomond, il più grande specchio d’acqua dolce dell’intera Gran Bretagna, e dai Trossachs, zona montuosa dove nacque e visse l’eroe scozzese Rob Roy.

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Una foto aerea del Loch Lomond (fonte: http://www.nationalparks.gov.uk/press/press-images?result_256754_result_page=2)

Sebbene il modo migliore per esplorare la zona sia noleggiare un’auto in modo da avere piena libertà di spostamento, i mezzi pubblici possono essere una valida alternativa. Molto utile è il sito travelinescotland.com, che raccoglie tutte le informazioni sui trasporti scozzesi e permette di creare un piano personale di viaggio. Per quanto riguarda gli alloggi, nella zona del Parco sono presenti numerose strutture tra b&b, Guesthouse e campeggi. Se invece preferite rimanere in un centro abitato un po’ più grande e che offre maggiori servizi, Stirling fa decisamente al caso vostro. La cittadina, antica capitale del Regno di Scozia, si trova poco fuori l’area del Parco Nazionale ed è un’ottima base di partenza per escursioni nelle zone circostanti. Molto suggestivi da visitare sono il castello con l’adiacente cimitero ed il William Wallace Monument.  Appena fuori dalla cittadina, all’interno del Loch Lomond and the Trossachs National Park, le cose da fare e vedere di certo non mancano e avrete solo l’imbarazzo della scelta!

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Nei boschi attorno ad Aberfoyle

…se ti interessa la natura

Se sei un amante della natura troverai un ambiente verde, rigoglioso, con numerosi specchi d’acqua e molti scorci magnifici sulla zona. Il Loch Katrine è secondo molti il lago più affascinante dell’intera Scozia e lo stesso poeta nazionale Sir Walter Scott ne elogiava la grande bellezza in una delle sue opere agli inizi del 1800. In effetti qui sembra di essere in una favola, con il lago circondato da verdissime colline a tratti brulle, a tratti ricoperte da fitte foreste di pini. Molto suggestivo è il sentiero ciclabile che si snoda lungo tutta la sponda Nord del lago, che regala panorami davvero mozzafiato (nonostante la fatica!). Sul vicino e più frequentato Loch Lomond invece si possono effettuare delle mini crociere per assaporare il fascino del lago da una prospettiva diversa e visitare magari una delle oltre 50 isolette che si trovano al suo interno. Molto pittoresco è il villaggio di Luss, che con le sue casette curate e colorate sorge sulla sponda orientale del lago. Una bella e semplice passeggiata è quella che conduce alle Bracklinn Falls, nei pressi del villaggio di Callander: seguite il fragore dell’acqua, un rumoroso richiamo nel bosco. Le cascate si possono osservare bene dal ponte sospeso che sembra usciti da un film de Il Signore degli Anelli!

Foto 3 (Loch Katrine)
Loch Katrine

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Loch Katrine

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Callander Bracklinn Falls

…se ti interessa la storia

La Scozia è la patria dei castelli e le attrazioni storiche non mancano di certo. Anche nel Loch Lomond National Park si trovano dei luoghi davvero interessanti ed il più suggestivo è senza ombra di dubbio Inchmahome Priory: le rovine di questo antico monastero, che risale al 1200, sorgono su di un isoletta nel Lake of Menteith (unico in Scozia a chiamarsi lago, anziché Loch), e si raggiungono con una piccola barchetta a motore. Immerso in un’atmosfera di misteriosa tranquillità, il priorato sembra portare indietro nel tempo, al periodo quando fu il nascondiglio della piccola regina Maria Stuarda in fuga. Doune Castle sorge nell’omonimo villaggio ed è un maniero del XIII secolo, eccellentemente conservato, conosciuto per essere stato usato come location per alcune scene delle serie Tv Game of Thrones e più recentemente Outlander. Si trovano molti vecchi cimiteri in Scozia, il più delle volte affiancati dalle mura di un’antica chiesetta, come quella di Balquhidder, dove si trova anche la tomba dell’amato Rob Roy.

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Inchmahome Priory

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Doune Castle

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Balqhuidder old church and cementery

…se ti interessa lo sport

Le possibilità di fare sport all’aria aperta di certo non mancano! Che tu sia un abile escursionista, o che stia cercando una passeggiata più tranquilla per gustarti la natura del Parco, la scelta tra sentieri e trekking a breve e lunga percorrenza è davvero varia, sia a piedi che in bicicletta. E poi climbing, equitazione, golf e animal watching: le proposte sono davvero numerose! In una zona in cui l’acqua non manca, anche gli sport praticati sui numerosi laghi sono molto diffusi: canoa, windsurf, sci d’acqua, paddleboarding, pesca. E se sei abbastanza coraggioso… perché non provare una rinfrescante nuotata nelle acque trasparenti di un Loch scozzese?

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In bici sul Loch Katrine

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…a pesca!

Rob Roy McGregor, il Robin Hood Scozzese

Robert MacGregor, conosciuto come Rob Roy, ovvero “Rob il rosso” (dal gaelio Raibeart Ruadh) per via della sua folta e selvaggia chioma scarlatta, fu un fuorilegge ed eroe leggendario, definito addirittura “il Robin Hood della Scozia”, divenuto celebre grazie al romanzo dedicatogli da Sir Walter Scott prima e a varie opere cinematografiche poi. Rob nacque il 7 marzo 1671 a Glengyle, nei pressi del Loch Katrine nelle Highlands meridionali, da Donald MacGregor, fratello minore del capo clan, e Margaret Campbell. Spadaccino provetto ed abile costruttore, Robert era anche, come suo padre, un simpatizzante della causa giacobita, ossia di quelle persone che sostenevano il ritorno al trono di Scozia del re cattolico esiliato della famiglia Stuart. Nel 1693 Robert si sposò con Mary Helen MacGregor of Comar, ed ebbero, nel corso degli anni, 4 figli: James Mòr (l’alto), Ranald, Coll, e Robert, conosciuto come Robin Oig (giovane Robert). Successivamente adottarono anche un nipote, Duncan.

Percorrendo le tracce del padre, Rob Roy divenne un allevatore di bestiame di successo nelle Trossachs e iniziò a mettersi in affari con James Graham, Duca di Montrose, al quale nel 1711 chiese un prestito di 1000£ per acquistare altri capi di bestiame per il suo allevamento. Quei soldi vennero però rubati da una persona di cui Robert si fidava, che si dileguò con la somma. Montrose, senza dargli la possibilità di ripagare il suo debito, dichiarò Rob Roy un fuorilegge, bruciò la sua casa e sequestrò le sue proprietà e bestiame. Ci sono varie ipotesi sul perché di questa tempestività d’azione da parte del Duca: temeva che Rob, arrichendosi, sarebbe diventato potente ed utile ai ribelli giacobiti? Montrose voleva impossessarsi delle sue terre? O si trattò solo di semplice avarizia dell’aristocrazia scozzese?

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Il Loch Katrine, non lontano dal villaggio natio di Rob Roy

Costretto alla fuga, MacGregor divenne un fuorilegge e giurò vendetta ad Duca, intraprendendo, con una banda di 20 uomini, una serie di razzie e saccheggi nella sua proprietà, grazie ai quali diventò ben presto una specie di eroe leggendario per i tenutari locali. Fu questo il periodo in cui nacquero la maggior parte delle leggendo sul suo conto. Si narra, per esempio, che venne catturato da un gruppo di soldati inglesi ma, mentre essi attendevano i rinforzi per portarlo in prigione, lui scappò facendo ubriacare tutti gli uomini che lo stavano sorvegliando. Durante il mio soggiorno a Duchray Castle, nei pressi del Loch Katrine, i proprietari mi hanno raccontato di una sua rocambolesca fuga: pare che Rob Roy, in visita al castello, sentì avvicinarsi delle Giubbe Rosse e fuggì dalla finestra della torre, lasciando sul letto sporran e pugnale, che divennero dei cimeli passati di generazione in generazione all’interno della famiglia Graham, proprietaria, all’epoca, del castello.

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Duchray Castle

In un altro celebre episodio della sua lotta contro l’autorità, Robert, molto astutamente, si travestì da mendicante ed entrò nella locanda dove 40 uomini mandati per catturarlo stavano bevendo. I soldati iniziarono a deriderlo, ma lui zittì tutti affermando che sarebbe andato a riferire il loro vile comportamento a Rob Roy in persona, che avrebbe poi mostrato loro ciò che merita chi si prende gioco di un povero vecchio. Gli uomini, insospettiti e sorpresi, seguirono il mendicante quando quest’ultimo affermò di conoscere il famoso fuorilegge e di sapere addirittura dove si trovasse, promettendo di portarli direttamente da lui. Arrivati nei pressi di una casa, MacGregor/il mendicante disse loro di aspettare e si nascose all’interno dell’abitazione, dove lo stavano aspettando i suoi uomini. Invitati ad entrare 3 alla volta, i soldati vennero tutti disarmati e messi fuori combattimento, per venir poi rimandati sulla propria strada il giorno dopo, dopo aver confiscato tutte le armi. Sono moltissime le storie di fughe e di azioni eroiche, ed è difficile dire quali siano realmente accadute, e quali siano leggende costruite attorno alla figura dell’eroe fuorilegge.

Ciò che è certo, è che Rob Roy fu infine catturato nel 1725 dal Generale Wade, e venne imprigionato a Londra, nella Newgate prison. La sentenza prevedeva un suo trasferimento alle Barbados, ma poco prima della sua deportazione, ottenne la grazia da Re Giorgio I, e ritornò dalla sua famiglia, nel 1727. A fargli ottenere il perdono reale contribuì molto una sua biografia romanzata dal titolo “Highland Rogue”, scritta l’anno successivo alla sua cattura da Daniel Defoe (si, lo stesso che ha scritto Robinson Crusoe!) e che lo rese un eroe popolare. Robert “Rob Roy” MacGregor morì il 28 dicembre 1734 nella sua casa, nei dintorni di Balquhidder, nelle Trossachs, all’età di 63 anni, dopo aver passato gli ultimi anni in tranquillità con la sua famiglia. Mentre stava morendo, una cornamusa suonava I shall Return No More, un lamento funebre tratto dalla Bibbia.

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La tomba di Rob Roy a Balquhidder

La sua tomba può essere vista tutt’oggi nel piccolo cimitero di Balquhidder, accanto a sua moglie e a due dei suoi figli. E, come si addice ad ogni buona storia scozzese, anche attorno alla tomba di Rob Roy sono nate delle leggende e sono stati avvistati dei fantasmi. Una testimone racconta che “Pioveva a dirotto, quel giorno, un vero e proprio temporale si stava abbattendo sulla zona. Io ero appena uscita dal lavoro e con il mio ragazzo decidemmo per un giretto sulle colline di Balquhidder, quando ci sorprese la pioggia. Il cielo di fece nero d’improvviso e sulla zona calò un buio fitto. Eravamo sul punto di andarcene quando una luce illuminò l’interno della chiesa, alle nostre spalle, ma intorno, non c’era anima viva… Impauriti, stavamo per correre via quando, distintamente, udimmo tra i tuoni un suono sinistro, simile ad una voce umana. Nella radura di fronte apparve l’ombra di uomo: la foschia impediva di vedere, ma sembrava bardato col feileadh mor, il grande plaid marrone, lo sporran e il berretto piumato. Il suono che proveniva dalla sua direzione si fece più distinto: “Stand! And tell me what ye seek in MacGregor country?” (“Fermatevi! Cosa cercate nella terra dei MacGregor?). Inutile dire che siamo fuggiti col cuore in gola verso la macchina, parcheggiata pochi metri più a valle. Non ho più rimesso piede in quel posto”

 Per una versione più romanzata della storia di Robert MacGregor, vi consiglio il film “Rob Roy”, diretto da Michael Caton-Jones, in effetti un po’ vecchiotto perché datato 1995, ma molto bello!