Se c’è un luogo che mi è rimasto particolarmente nel cuore durante il mio viaggio in Scozia è senza ombra di dubbio Inchmahome Priory. Una tiepida giornata di sole, le sponde verdeggianti del Lake of Menteith (unico a chiamarsi Lake e non Loch in Scozia!), la fresca brezza primaverile durante la traversata sulla piccola barca a motore e poi la magia dell’isola su cui si trovano le rovine dell’antico monastero. A coronare il tutto, un delizioso pranzo al The Lake of Menteith Hotel & Waterfront Restaurant, in un’atmosfera tranquilla e rilassata, con una magnifica vista sul lago. Per me, una delle più belle giornate di tutto il viaggio! Ma andiamo con ordine…

Inchahome Priory sorge su una delle isolette che si trovano all’interno del Lake of Menteith, piccolo specchio d’acqua dolce nel Loch Lomond and the Trossachs National Park, poco distante da Stirling. Lo raggiungiamo a bordo di una piccola imbarcazione a motore, guidata d una ragazza con un fortissimo (e bellissimo!) accento scozzese, che ci aiuta a salire a bordo al porticciolo accanto alla chiesa e che, in pochi minuti, ci accompagna sull’isola. Ci godiamo il panorama durante la traversata, con il vento in faccia ed il sole tiepido di un’adorabile giornata primaverile. Appena sbarcati si ha subito la sensazione di trovarsi in un luogo magico: ci sono pochi turisti e l’isoletta attorno a noi è silenziosa, tranquilla, e gli unici rumori che si sentono sono quelli delle onde che si infrangono sulla riva e gli schiamazzi di alcuni uccelli. Paghiamo il ticket nella piccola biglietteria che è anche un caffè e un negozio di souvenir e partiamo subito alla scoperta dell’Isola: sono emozionatissima!
Il monastero di Inchmahome fu fondato nei primi anni del 1200 da un gruppo di monaci Agostiniani che scelsero questa posizione proprio per la sua tranquillità ma anche per la vicinanza a Stirling, che all’epoca era un importante centro religioso. Per 300 anni i monaci vissero sull’isola e nel corso del tempo ricevettero anche molte visite reali, come quella di Robert Bruce che vi si recò per ben tre volte. Ma la persona che i monaci accolsero e per la quale ero così emozionata all’idea di visitare questo luogo fu Mary Stuart, la ‘Queen of Scots’, che proprio fu Inchmahome trovò rifugio da chi voleva usurpare il suo trono, all’età di 4 anni: era il 1547 e Mary fu costretta a lasciare la Scozia per via dei disordini nati a seguito al rifiuto della madre, Maria di Guisa, di darla in sposa al figlio di Enrico d’Inghilterra che, adirato per il rifiuto, aveva colto l’occasione per invadere la Scozia, rivale di sempre, e tentare di rapire la piccola e preziosa regina. Mary fu dunque nascosta ad Inchmahome per un breve periodo e poi spedita in Francia, con la promessa di matrimonio con il figlio del Delfino, Francesco. Non mi è stato difficile immagnare una piccola Mary che viene portata di tutta fretta su Inchmahome, di notte su di una silenziosa barchetta a remi, accolta dai monaci premurosi, felice di giocare nel priorato e nel boschetto dell’isola e ignara che nel mondo esterno, fuori da quella bolla di felicità, si stava costruendo il suo triste destino. Ed ecco il motivo di tutta la mia emozione e le mie aspettative su Inchmahome: Mary Stuart è il mio personaggio storico scozzese preferito!
Da quello che è rimasto oggi non è difficile dedurre la magnificenza di come deve essere stato il centro religioso 800 anni fa: quando i monaci arrivarono, costruirono per prima la chiesa, con la sua imponente porta d’entrata colonnata, una spaziosa navata centrale e la torre campanaria proprio al centro di essa. Ancora oggi, camminando all’interno dell’edificio, si prova un profondo senso di rispetto, di cose antiche che però sopravvivono per testimoniare lo splendore ormai passato. Le ampie arcate sulla parete che guarda verso il lago si stagliano alte contro il cielo azzurro, i portoni aperti lasciano intravedere la folta vegetazione circostante, le sedie scolpite nella pietra nello spazio riservato al coro ci fanno subito pensare a quante persone le avranno occupate nel corso degli anni. Nonostante siano passati 800 anni, qui è ancora tutto vivo.
Accanto alla chiesa sorge il convento che però è maggiormente danneggiato dalle interperie e dal tempo. Si conserva bene la casa capitolare, che oggi ospita una serie di sculture di pietra rinvenute sull’isola. Il resto, gli alloggi dei monaci, le cucine, è tutto in rovina: per terra si distinguono le fondamenta delle mura che delimitavano il giardino del monastero e alcuni scalini suggeriscono che la struttura dedicata alla vita dei religiosi fosse disposta su più piani.
Dopo aver visitato i resti del monastero, ci incamminiamo nel bosco: è possibile percorrere tutto il perimetro dell’isola tramite un bel sentiero immerso nella natura, che si inoltra anche all’interno fino ad un piccolo chiosco le cui pareti sono fatte con delle piante. La vegetazione qui è selvaggia: i rami degli alberi si piegano fino a sfiorare l’acqua, che si confonde con il cielo per via dei riflessi luminosi sulla superficie e si trova addirittura, proprio al centro dell’isola, un castagno secolare davvero imponente! Ma la cosa più bella sono i blue bells che ricoprono, come se fosse un tappeto, il suolo erboso: sono dei piccoli fiori a campanula blu che fioriscono proprio nel periodo primaverile e creano un effetto davvero fatato nei boschi delle Lowlands. Prima di partire speravo di essere così fortunata da trovarli in fiore e le mie aspettative si sono avverate: non riesco a spiegarvela la sensazione che ho provato, passeggiando da sola in quell’angolo di Scozia, immersa nei fiori e nel silenzio. Lascio parlare le immagini!
Prima di lasciare Inchmahome abbiamo avuto un piacevole incontro: una coppia di cigni aveva costruito il nido sulla riva del lago, astutamente protetto da….un cespuglio di ortiche! La femmina era accovacciata a covare tre grosse uova mentre, senza battere ciglio, il maschio si aggirava nei dintorni raccogliendo con il becco piume o pezzi di legno da aggiungere al nido per renderlo ancora più confortevole.
Saliamo sulla barca e ci allontaniamo lentamente da Inchmahome, osservando l’isola che diventa sempre più piccola e chiudendola in un agolino del nostro cuore. A rendere indimenticabile questa mattinata ci pensa il sublime pranzo al vicino The Lake of Menteith Hotel & Waterfront Restaurant, una scoperta davve inaspettata! Ci gustiamo un pranzo che è il migliore di tutta la vacanza, seduti ad un tavolino che guarda direttamente verso il lago, coccolati da un cameriere cordiale e professionale. Il perfetto coronamento di una giornata di per sè già perfetta.
Che luogo incantevole Bea e che magnifiche foto! Oggi vorrei trovarmi lì…
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Io l’ho adorato Ilaria! Rilassante, tranquillo…mi sono sentita in pace con me stessa! E poi mi sono fermata a pranzo al Lake of Menteith Waterfront Restaurant! Mamma mia che bontà!!!!
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Che incanto! E che luce, nel bosco… bellissimo post(o)!
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Grazie! Un posto che non mi dimenticherò mai! 🙂
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