Il Saltire e l’Unicorno, i simboli della Scozia

C’è qualcosa che rappresenta la Scozia più delle cose che, nell’immaginario comune, ne sono il simbolo. La cornamusa, il kilt, i clan: se uno pensa alla Scozia, pensa a queste sue tre particolarità ma i simboli per antonomasia della Nazione Scozzese sono altri due. Vi state chiedendo quali? Sto parlando del Saltire, la celebre bandiera scozzese, e dell’Unicorno, il leggendario animale che la rappresenta fin dai secoli antichi. Ma andiamo a scoprirli più approfonditamente in questo articolo!

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Loch Assynt e Ardvreck Castle: misteriose leggende dalla Scozia più selvaggia

Il Nord Ovest della Scozia è disseminato di laghi di acqua dolce e di Loch marini ma tra tutti il più conosciuto e visitato è sicuramente il Loch Assynt: esso si trova in una NSA ovvero una “National Scenic Area” per la particolare bellezza dell’ambiente naturale. Questo angolo di Scozia è tra i più aspri e selvaggi della Nazione, poco abitato, caratterizzato da montagne e colline brulle e spoglie, punteggiate solo dai cespugli d’erica che, quando fiorisce, dona un caratteristico color viola al paesaggio. Transitando sulla A894 e sulla A837 lungo la North Coast 500 vi sembrerà di essere nel bel mezzo del nulla e sarete colpiti, ne sono sicura, dal fascino remoto e a tratti drammatico delle Highlands Scozzesi. Ma fermiamoci un attimo sul Loch Assynt, andiamo a visitare il Castello di Ardvreck che, come ogni castello scozzese che si rispetti, è ricco di storie di fantasmi e temibili leggende….

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Isola di Skye: Fairy Pools, le piscine delle fate

Leggendo il blog vi sarete di certo accorti della quantità enorme di luoghi che gli scozzesi ritengono magici, fatati. Uno di questi posti incantati si trova sull’Isola di Skye e sono le cosiddette Fairy Pools, le piscine delle fate. Visitando questo angolo di Scozia si può comprendere pienamente il perchè di queste strane credenze soprannaturali: lungo il corso del fiume Brittle, che scorre in una valle circondata dalle montagne a sud di Portee, poco distante dalla Talisker Bay, si è creata una serie di piccoli laghetti, di piscine naturali, caratterizzate dall’incredibile trasparenza dell’acqua, così pura e cristallina da apparire adirittura azzurra. Continua a leggere “Isola di Skye: Fairy Pools, le piscine delle fate”

Gli Elfi e le fate di Aberfoyle

Aberfoyle è un piccolo paesino nel Loch Lomond and the Trossachs National Park, poco distante da Glasgow. Un piccolo villaggio scozzese come tanti altri, tranquillo e anonimo,  ma che grazie all’interessamento e al talento dello scrittore nazionale Walter Scott  si è radicato profondamente nel panorama turistico della Scozia. Sono tre i fattori che hanno fatto crescere la popolarità di Aberfoyle e, tutti e tre, sono da ricollegarsi proprio a Scott. Col suo romanzo “La donna del lago” edito nel 181o, in cui il poeta lodava la bellezza del Loch Katrine, un lago poco distante dal villaggio e secondo molti il più bello dell’intera Scozia, Aberfoyle iniziò a venir presa d’assalto dai visitatori. In un altro libro di Scott,  uscito nel 1817, ri rispolveravano e rendevano celebri le imprese dell’eroe Rob Roy MacGregor, nato e vissuto a poca distanza dal villaggio e molto amato dagli scozzesi. Infine c’è anche qualcosa che in pochi conoscono, che concerne il misterioso mondo delle fate e che, ancora un volta, ha a che fare con Walter Scott: nel 1815 lo scrittore scozzese finanziò e pubblicò un estratto di un misterioso trattato che risaliva alla fine del XVII secolo, opera di un tale Reverendo Robert Kirk, dal titolo ““The Secret Commonwealth of Elves, Fauns & Fairies”, ovvero La repubblica segreta di Elfi, Fauni e Fate.

Foto 3 (Loch Katrine)
Loch Katrine

Robert Kirk, settimo figlio del Pastore di Aberfoyle, nacque nel piccolo paesino delle Highland nel 1644. Seguì un corso di studi di buon livello, frequentando prima l’High School a Dundee e poi ad Edimburgo, dove divenne Maestro d’arte nel 1661. Successivamente si diede allo studio della teologia presso l’Università di Saint Andrews laureandosi Doctor of Divinity, prima di ritornare nella sua terra natia. Per venti anni fu Ministro della Chiesa Episcopale a Balquhidder, non lontano da Aberfoyle,  dove infne tornò alla morte del padre per prendere il suo posto come Pastore. Robert ebbe due mogli (la prima moglie morì giovane) con le quali generò tre figli. Nonostante la sua fervida fede, si dimostrò sempre profondamente affascinato dal mondo delle fate e delle creature fantastiche che avevano popolato le leggende scozzesi fin dall’antichità.

Le due più grandi imprese letterarie di Robert furono la prima traduzione della Bibbia in Gaelico e la stesura del già citato “The Secret Commonwealth of Elves, Fauns, and Fairies”, terminato nel 1691 ma poi messo da parte (e rispolverato, come abbiamo visto, da Walter Scott più di 100 anni più tardi). Nella sua opera Kirk delineò un ritratto a tutto tondo del mondo dei fairies, delle fate, approfondendo moltissimi argomenti che andavano dalle loro abitudini alla loro dieta alimentare. Il piccolo popolo, come era chiamato nelle leggende il mondo degli esseri fatati, era molto importante per la cultura gaelica dell’epoca, che traeva le sue origini nel mondo celtico, e fortemente tenuto in considerazione. Si credeva fosse un mondo a sè stante, separato da quello degli umani da un leggero velo che, ogni tanto, poteva essere superato e così i due mondi venivano in contatto e si venivano a creare situazioni quantomeno misteriose e discusse. Un mondo che si spinge a tratti verso l’occulto ed è per questo che lo stesso Reverendo Kirk con la sua opera si pose come obiettivo principale quello di dissipare pregiudizi e confermare l’effettiva esistenza del mondo fatato.

Walter Scott
Ritratto di Sir Walter Scott e la copetina dell’opera scritta dal Reverendo Kirk

Il Reverendo Kirk iniziò così una lunga opera di raccolta di informazioni e soprattutto di testimonianze di persone che affermavano di essere venute in contatto con i fairies e dei cossiddetti “seer”, persone con il done della “seconda vista”. Qualcuno affermava addirittura di essere stato rapito dalle fate e si trattava nella maggior parte dei casi di donne (spesso incinte) o di bambini. La gente di Aberfoyle non prese bene l’intento del Reverendo, convinta che tali argomenti dovessero essere tenuti nascosti, il piccolo popolo non disturbato ed ignorato ed in molti affermavano che le fate si sarebbero vendicate su chi diffondeva così alla leggera i loro segreti più nascosti. Eppure Robert continuava le sue richerche con curiosità ed entusiasmo, e continuò per molti anni ancora finchè ahimè, ad opera terminata e pronta per la pubblicazione, lo scrittore venne meno. Kirk era solito recarsi spesso in in luogo che, tra la gente del posto, era considerato incantato. Doon Hill (conosciuta anche come Fairy Knowe o Dun Sithean) è una collina che si raggiunge facilmente con una passeggiata da Aberfoyle ed era anche il posto preferito da Robert per svolgere le sue ricerche. Pare che il Reverendo si recasse là quasi tutti i giorni, mettendosi in ascolto e attendendo che qualche fata si mostrasse alla sua vista; qualcuno sostiene che effettivamente Kirk riuscì a mettersi in contatto i fairies proprio in questo luogo.

Doon Hill
Doon Hill: ancora oggi si crede che il luogo sia abitato dai fairies (fonte)

Il 14 maggio 1692 dunque il Reverendo Robert Kirk uscì dalla canonica per la sua consueta passeggiata. Mentre stava camminando proprio a Doon Hill, venne colpito da quello che sembrò un ictus e morì, il corpo ritrovato più tardi dai suoi parrocchiani. Ma da una vita spesa a rincorrere misteri e leggende, non ci si può certo aspettare una morte così “normale”: subito si diffusero ipotesi di ogni tipo sulla morte del Reverendo che, ovviamente, coinvolgevano il mondo delle fate. Alcuni sostenevano che furono proprio le fate, furiose per i loro segreti rivelati al mondo degli umani, a vendicarsi uccidendo Robert e portando la sua anima nel loro regno sotteraneo, intrappolata per sempre nel Minister’s Pine, l’unico sempreverde presente sulla collina e tutt’oggi tenuto in grande considerazione (vedi foto sopra). Altri affermavano che il Reverendo non fosse affatto morto e che per simulare il peso del suo corpo nella bara fossero stati messi dei grossi sassi. Ancora, pare che alla moglie di Kirk fosse stata data la possibilità di liberare il marito dal mondo delle fate: le fu detto che Robert sarebbe apparso durante una cerimonia religiosa e che lei avrebbe dovuto scagliargli contro un pugnale, in questo modo sarebbe stato libero. Quando il fatto successe, la donna non riuscì a lanciare la lama e così il Reverendo rimase per sempre intrappolato con i fairies. Si diffusero voci, si forumularono ipostesi di ogni genere ma, ovviamente, non si venne mai a capo della misteriosa faccenda.

doon Hill
Un’altra immagine di Doon Hill (fonte)

Cosa ne fu dell’opera di Robert, alla sua morte? Il manoscritto passò al figlio ma venne perso e non se ne seppe più nulla. 123 anni dopo ricomparse magicamente e fu consegnata a Sir Walter Scott, poeta e scrittore molto attratto dalle storie misteriose e romantiche delle Highland. Scott, che in quell’occasione era in visita ad Aberfoyle, ne rimase naturalmente affascinato e volle a tutti i costi pubblicarlo. Oggi Doon Hill è un luogo frequentato dai locali ma anche da numerosi visitatori che arrivano qui per lasciare omaggi, regali e bigliettini con richieste di ogni genere per le fate. Il tronco del Minister’s Pine è sommerso di ninnoli che ricordano, a distanza di secoli,  Robert Kirk ed il suo immane lavoro. Gli ammiratori del Reverendo non mancano poi di visitare la sua tomba, che si trova nella vecchia chiesa di Aberfoyle, ora non più in uso, dove riposa per sempre il “cappellano delle fate”.


Fonti:

Creature fantastiche scozzesi: il cù sith

Il cù sith è una creatura mitologica scozzese, anche se una figura simile esiste anche nel folklore irlandese ed in quello scozzese. Il suo aspetto è quello di un grosso cane da caccia, un oscuro segugio della stazza di un giovane bue e molto simile ad un lupo. Il suo pelo è ispido, il più delle volte nero o di color verde scuro (il verde è il colore attribuito a tutti gli abitanti del mondo fatato) anche se in alcune occasioni può essere bianco. I suoi occhi sono grandi e caratterizzati da un feroce luccichio. La sua lunga coda è arrotolata su se stessa oppure intrecciata mentre le sue zampe sono grandi quanto la mano di un uomo. La sua casa sono le rocce delle Highlands, ma vaga qua e là nelle desolate brughiere scozzesi.

cu sith

Il Cù Sith è sempre stato considerato come un messaggero di morte ed appariva per portare l’anima di una persona che stava morendo nell’aldilà, un po’ come faceva il Grim Reaper, analoga figura mitologica, o la Banshee nella cultura irlandese. Secondo la leggenda, il cù sith cacciava silenziosamente, eccetto che per tre terrificanti latrati che potevano essere sentiti a molte miglia di distanza. Chi riusciva ad ascoltare tutti e tre i latrati mantenendo la calma era al sicuro, mentre chi invece si lasciava sopraffare dal terrore rischiava la morte.

Quando l’abbaiare del Cù Sith veniva udito, gli uomini mettevano al sicuro de donne che stavano allattando i loro bambini perché si credeva che l’essere spettrale le avrebbe rapite per portarle nel mondo fatato, dove sarebbero state costrette ad allattare i figli delle fate.

Come tutti gli esseri fatati, anche il cù sith temeva gli oggetti di ferro ed il sale.

Di seguito, un estratto da “Superstitions of the Highlands and Islands of Scotland” di John Gregorson Campbell, pubblicato nel 1900:

“Un uomo, che stava passando dalle parti di Kennavara Hill, sull’isola di Tiree (Ebridi Interne), incontrò un grande cane nero che riposava sulla spiaggia. Osservandolo, si avvicinò, ma poi decise di cambiare strada per tornare alla sua casa. il giorno dopo l’uomo prese coraggio e si recò nuovamente sul luogo dell’incontro. Impresse sulla sabbia trovò le impronte di un cane, grosse quanto il palmo della propria mano, e decise di seguirle finché non scomparvero. Il cane aveva fatto perdere le proprie tracce ma l’uomo era sicuro che, data la sua stazza, non poteva assolutamente trattarsi di una creatura terrena.”

 Cù Sith

Creature fantastiche scozzesi: la Banshee e la Bean Nighe

La Banshee, dal gaelico Bean Sidhe, essere mitologico di origini Irlandesi ma presente anche nelle leggende delle Highland, è uno spirito femminile visto come presagio di morte o come messaggero di un mondo ultraterreno. Nelle leggende la Banshee è una fata che inizia a piangere e a lamentarsi quando qualcuno che sta per morire ed è spesso legata ad una singola famiglia o Clan. Le prime testimonianze dell’esistenza di questo spirito risalgono al 1300 e, più recentemente, ci sono stati dei presunti avvistamenti addirittura nel 1948!

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Banshee

Tradizionalmente quando una persona moriva era compito delle donne cantare un lamento al funerale: esse venivano definite “keeners” e le migliori erano molto richieste ai riti funebri. Si trattava solitamente di donne anziane che venivano pagate per piangere accanto alla tomba del defunto. La leggenda vuole che per le grandi famiglie di tradizione Gaelica il lamento venisse cantato da una fata che, avendo il dono della preveggenza, avrebbe cantato nell’esatto momento in cui un membro della famiglia stava morendo, nelle vicinanze del suo luogo di nascita o residenza: il lamento della Banshee avvertiva per primo la famiglia della morte di un loro congiunto, anche se quest’ultimo si trovava lontano da casa. Secondo altre credenze la Banshee sarebbe apparsa prima della morte per avvertire la famiglia, con il suo lamento, del funesto evento. La comparsa di più spiriti stava ad indicare la morte di una persona importante o di un esponente religioso. Secondo la leggenda è raro vedere una Banshee, poiché viene più che altro sentito il suo lamento: ella si avvicina alla dimora della persona che sta per morire verso sera, oppure al mattino presto, a volte un paio d’ore prima dell’evento, altre addirittura un intero giorno prima. Quando si allontana, perché vista da un essere umano, lo spirito produce un suono svolazzante, come di un uccello che batte le ali per volare. L’annuncio della morte imminente non era udito solo dai famigliari ma anche dagli amici: con questo avvertimento gli amici vicini e lontani sarebbero potuti accorrere al capezzale del morente per dirgli un ultimo addio.
A volte la Banshee era creduta un fantasma anziché una fata, e più nello specifico il fantasma di una donna morta assassinata o deceduta durante il parto. Era una donna piccola, vestita di bianco o di grigio, più raramente di rosso o marrone, e con lunghi capelli chiari (biondi, bianchi o castano dorato) che era solita pettinare con una spazzola d’argento. Ella poteva però apparire con diverse sembianze: spesso come una brutta e spaventosa strega, altre volte come una bellissima donna dell’età che desiderava.
Secondo la leggenda nel 1437 il re scozzese James I fu avvicinato da una veggente irlandese, poi identificata come una Banshee, che gli predisse il suo assassinio per mano del Conte di Atholl.

Banshee
La Banshee

THE “BEAN-NIGHE”

La Bean Nighe scozzese (letteralmente la “lavandaia”) è una Banshee che viene solitamente avvistata dai viaggiatori nei pressi di laghetti o fiordi, mentre lava il sudario di una persona che sta per morire, cantando una nenia o piangendo. Lo spirito fatato confiderà il nome dello sfortunato che sta andando incontro alla morte e, se il viaggiatore avrà il coraggio di chiederlo, rivelerà anche il suo destino.

CAOINEAG

Caoineag (pronunciato più o meno cugnag) è il nome di uno spirito del tipo Banshee molto simile alla Bean Nighe. Letteralmente “la piagnona” la Caoineag vive nei pressi di cascate o corsi d’acqua e col suo pianto preannuncia la morte di qualcuno ma, a differenza della Bean Nighe, viene solo sentita e mai vista.

LA BANSHEE DI GLENCOE

Glencoe, 1692: trentotto persone tra uomini, donne e bambini vennero brutalmente massacrati (l’evento è conosciuto proprio come “il massacro del Glencoe”). Il macabro evento è da ricollegato alla richiesta fatta ai capi Clan, da parte di Re William III (Guglielmo d’Orange, usurpatore del trono di suo suocero), di giurare fedeltà alla corona dimostrando la propria lealtà nei suoi confronti. Sfortunatamente per i MacDonald di Glencoe, il loro clan chief Alasdair MacDonald partì troppo tardi da casa e, ahimè, arrivò alla presenza del re fuori dal tempo massimo consentitogli, ovvero il primo gennaio, con un ritardo di due giorni. Le autorità usarono questo ritardo come scusa per dare l’esempio del loro potere ai Clan. Alle forze governative stanziate a Fort William venne ordinato di ‘abbattersi sui ribelli, i MacDonald di Glencoe!’. Prima dell’attacco i soldati si presentarono al clan con fare amichevole, come se fossero solo dei visitatori pacifici ma poi, nelle prime ore del 23 febbraio 1962, irruppero nel villaggio uccidendo i membri del clan mentre dormivano. Alcuni riuscirono a scappare e a rifugiarsi sulle colline circostanti, ma il freddo dell’inverno scozzese non diede loro scampo. La leggenda vuole che la notte prima del tragico avvenimento alcuni membri del Clan MacDonald udirono il lamento della Banshee. Alcuni, sentendo il pianto trasportato dal vento e captando il cattivo presagio che esso recava, decisero di scappare salvandosi la vita.

bean nighe
Una Bean-nighe

Creature fantastiche scozzesi: il Fachen

Il Fachen è una creatura della mitologia scozzese ed irlandese dall’aspetto a dir poco mostruoso: ha infatti una sola gamba ed un solo braccio, con una criniera di piume nere, un ciuffo scuro in testa e, solitamente, una bocca enorme. La descrizione fisica del Fachen è molto varia e c’è chi afferma che abbia un occhio solo, o una cresta da gallo, oppure addirittura che abbia solo una metà del corpo. Pare che la più strana caratteristica del Fachen fosse il suo unico braccio che spunta proprio dal centro del torace. Si dice che il Fachen sia un essere talmente spaventoso da indurre attacchi di cuore alle persone che lo vedono e che possieda una tale forza nel suo unico braccio da poter distruggere un intero frutteto in una sola notte, armato solamente di una catena.

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John Francis Campbell, nella sua raccolta “Popular Tales of the West Highlands”, racconta di un Fachen di nome Nesnas Mhiccallain che fu sconfitto in un duello dal protagonista della storia, Murachadh Mac Brian, che divenne poi re d’Irlanda. Il Fachen è così descritto: “Ugly was the make of the Fachin; there was one hand out of the ridge of his chest, and one tuft out of the top of his head, it were easier to take a mountain from the root than to bend that tuft” (di brutte sembianze, con una mano che spuntava dal centro del suo torace, e un ciuffo così ispido sulla sommità del capo che sarebbe più semplice prendere una montagna per le sue radici, piuttosto che piegare quell ciuffo”). Nell’opera di Campbell il Fachen è chiamato anche Direach Ghlinn Eitidh, o the Dwarf of Glen Etive (il nano di Glen Etive).

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Alcuni ricercatori irlandesi suggeriscono che, mentre l’aspetto fisico del Fachen è puramente immaginario, alla base della sua leggenda ci sia invece l’avvistamento di una creatura reale; una teoria sostiene che si possa essere trattato di un Moa, un grande uccello incapace di volare originario della Nuova Zelanda, fuggito da un bastimento diretto in Irlanda. Una seconda teoria sostiene che la leggenda del Fachen abbia avuto inizio con gli avvistamenti di grandi uccelli predatori, anche se i fossili rinvenuti in Irlanda non supportano questa tesi. Al giorno d’oggi comunque si crede che la storia del Fachen sia pura mitologia.