La mia “libreria scozzese” si sta espandendo lentamente. Mi ha molto incuriosita questo libro di Maria Rita Zibellini e Roberto Rossi che ho letto il mese scorso e che si intitola “Uomini delle Highlands”. Si tratta di una serie di traduzioni dell’opera “Description of the Western Islands of Scotland” dello scrittore Martin Martin, pubblicata nel 1703, che aveva lo scopo di descrivere geograficamente, culturalmente e socialmente le isole scozzesi occidentali. Martin, scozzese nato sull’Isola di Skye, lasciò la sua isola per studiare ad Edimburgo, Leiden e Londra. La sua Description si riferisce ad un viaggio del 1695 che lo scrittore intraprese su incarico di alcuni studiosi e ricercatori della Royal Society of London, e si presenta come un resoconto, una raccolta di informazioni sulle allora sconosciute e remote Highlands. Zibellini e Rossi hanno tradotto alcune parti della Description, arricchendole con spiegazioni ed approfondimenti, nonché con una interessante appendice dedicata alla storia dei principali Clan delle Highlands. Grazie al loro lavoro possiamo tornare indietro nel tempo, viaggiando a ritroso di più di 300 anni, e immaginarci la Scozia dell’epoca, così come Martin l’ha vista con i suoi stessi occhi. Arrivano a noi importanti informazioni sulla cultura gaelica, sulle tradizioni, ancora molto condizionate dai miti e dalle leggende, e sulla vita degli uomini e delle donne di Sky, Lewis, Mull e delle altre Isole che compongono l’arcipelago delle Ebridi. Quella di Martin è una descrizione dettagliata, così varia da risultare confusa e senza un filo logico, ma soprattutto oggettiva: lo scrittore non giudica, non critica, non è prevenuto nei confronti di questa popolazione che, per gli inglesi, è considerata selvaggia. Martin, che è originario proprio dei luoghi che descrive, osserva e riporta ogni piccolo aspetto e sfumatura di quello che vede e sente, senza mettere in dubbio o sminuire nulla.

Diversa è la visione che Samuel Johnson ha delle Highlands nel suo libro “A Journey to the Western Islands of Scotland” pubblicato nel 1773. Erano passati “solo” 70 anni dalla Description di Martin, ma la Scozia era cambiata molto a seguito del tragico esito della battaglia di Culloden ed alla repressione della cultura gaelica che ne era seguita. Diverso è il punto di vista dell’autore: Johnson, a differenza di Martin, è inglese, quindi probabilmente prevenuto nei confronti degli scozzesi, ma è caratterizzato da una spiccata curiosità che lo spinge, dopo aver abbandonato i suoi studi e ad aver iniziato la carriera di giornalista, ad intraprendere il suo viaggio nelle Highlands, accompagnato dall’amico J.Boswell e dal suo volume della Description di Martin regalatogli dal padre quando era ancora un ragazzo. Il Journey di Johnson è diverso sia per lo stile della scrittura sia per il modo in cui l’autore ha affrontato il suo viaggio. Egli è uno straniero e non conosce la lingua parlata in Scozia. Nel suo resoconto descrive lo stile di vita delle famiglie di cui è stato ospite, quindi nella maggior parte dei casi, se non in tutti, di famiglie agiate, tralasciando il resto della popolazione, povera e costretta a vivere in condizioni di miseria. Ma soprattutto il suo è uno sguardo critico, soggettivo, giudicante, a tratti caratterizzato da un fastidioso senso di superiorità e superficialità.
Tralasciando questo aspetto e concentrandosi invece sulla descrizione dei luoghi e sulla narrazione delle tappe del viaggio, il lavoro di Johnson è molto interessante poiché sembra di fare un viaggio nel tempo di 250 anni. Le parti di testo tradotte da Roberto Rossi e Maria Rita Zibellini e pubblicate nel libro “Attraverso le Highland”, oggi fuori produzione ma che ho avuto la fortuna di ricevere direttamente dagli autori, sono molto descrittive e scritte da Johnson in maniera tale che sembra di leggere una guida turistica dell’epoca. Viene spontaneo, durante la lettura, crearsi un’immagine mentale del viaggio del giornalista, immaginarselo mentre si dirige su una barca verso Skye o Mull, preoccupato di dover trovare un rifugio per la notte incombente, mentre viene accolto da un capo Clan nei giardini della sua bella dimora, o mentre procede a cavallo nella brughiera scozzese, sotto la pioggia. Per chi è stato in Scozia sarà sicuramente interessante leggere la descrizione vecchia di 250 anni di luoghi che ha visitato personalmente, pensare come sono cambiate le cose, sapere chi ci viveva e come viveva. Ho apprezzato particolarmente la lettura proprio per questo motivo, perché a tratti mi è sembrato di leggere un romanzo, proiettando ogni immagine descritta nella mia mente, e perché, in previsione del mio imminente viaggio in Scozia, ho trovato interessante il paragonare quello che era a quello che è. Così, quando mi troverò a passare per Dunvegan, Talisker, Uig sull’Isola di Skye, mi ricorderò che su quelle stesse strade, magari nel preciso punto in cui mi troverò, erano passati molti anni fa anche gli stessi Martin e Johnson, che in quella casa laggiù avevano trascorso la notte, e che su quella spiaggia si erano fermati a parlare con gli abitanti del villaggio.
Leggere le loro opere è stata per me una sorta di preparazione al viaggio, e consiglio di dare un’occhiata ai libri tradotti e redatti da Rossi e Zibellini a tutti quelli che, come me, sono appassionati (o quasi ossessionati!) dalla magnifica Scozia.
3 pensieri riguardo “Libri sulla Scozia// Description e Journey: un viaggio nel tempo nella Scozia del 1700”