Nonostante tutto, gli Stuart e i loro irriducibili sostenitori nelle Highlands, tentarono nel corso degli anni successivi all’Act of Union di restituire alla Scozia la propria libertà ed al loro re in esilio il suo trono. I due tentativi, che avvennero nel 1715 e nel 1745, sono ricordati come Rivolte Giacobite. Il termine giacobita deriva dal latino Jacobus, che significa Giacomo, e sta quindi ad indicare chi era sostenitore del ritorno del Re in esilio: un termine che in Scozia diventò presto, e rimase a lungo, sinonimo di patriota e di cattolico. Dato il loro drammatico esito, le rivolte giacobite rappresentarono il momento più epico e tragico della civiltà gaelica delle Highlands poiché insieme al sogno degli Stuart fu distrutta anch’essa.
Il primo tentativo di ritorno del re esiliato era stato abbozzato immediatamente dopo l’atto di Unione: Giacomo III, detto il vecchio pretendente, con l’appoggio del re Luigi XIV, salpò con una flotta di navi alla volta della sua terra scozzese ma il pessimo tempo impedì lo sbarco e dovette far ritorno in Francia. Si trattò solo della prima di una lunga serie di circostanze e coincidenze avverse alla causa degli Stuart, ed è incredibile notare, durante tutti gli anni seguenti e fino al 1746, l’enormità e la quantità di sfortuna che essi ebbero durante il loro tentativo di rivolta (permettetemi, più di una volta leggendo mi è venuto spontaneo esclamare “eh ma che sfiga però!!!”. Continuate a leggere e capirete!).

Si deve attendere fino al 1715 per assistere alla prima delle due grandi rivolte giacobite, definita “the fifteen”. L’organizzazione della rivolta in Scozia fu affidata al nobile John Erskine Conte di Mar, un politico che era entrato a far parte del neo costituito Parlamento, ottenendo il ruolo di Segretario di Stato per la Scozia, ma che decise di sostenere la causa giacobita. Dopo aver intrattenuto una corrispondenza con il vecchio pretendente, al Conte di Mar fu ordinato di richiamare i Clan scozzesi, innalzando lo Stendardo Reale il 6 settembre a Braemar, nel cuore delle Highlands, e proclamando Giacomo III come loro legittimo sovrano. Con lui c’era un esercito di 12.000 uomini del Nord e alcuni nobili delle Lowlands. In poco meno di un mese i giacobiti occuparono il territorio che va da Inverness a Perth, controllando una lunga fascia costiera che doveva offrire una facile possibilità di sbarco. Giacomo attendeva in Francia di imbarcarsi con un forte esercito promessogli dall’antica alleata. Ma l’8 settembre, due giorni dopo l’inizio della rivolta, re Luigi XIV morì, e il Reggente Duca d’Orlèans che ne prese il posto era da tempo un sostenitore di un’alleanza con l’Inghilterra. Nonostante il mancato arrivo di aiuti, il Conte di Mar proseguì i suoi combattimenti, comportandosi in maniera valorosa: davanti a lui non c’erano solo le truppe governative, ma anche i suoi stessi compatrioti, quegli scozzesi che erano contrari al ritorno degli Stuart. Giacomo sbarcò da solo in Scozia, per cercare di riportare entusiasmo e speranza ai combattenti. Nonostante il suo nobile gesto fosse stato molto apprezzato, egli fu invitato a rimettersi immediatamente in salvo, nel Continente. Dopo la sconfitta nella battaglia di Preston, la rotta dell’esercito giacobita era inevitabile e il 4 febbraio Giacomo, assieme a Mar, salpava verso la salvezza. Diversa fu la sorte dei giacobiti che avevano combattuto per lui: la maggior parte venne imprigionata ed i capi condannati a morte per impiccagione.

La Scozia fu fortemente punita per la Ribellione del 1715. Come tentativo di eliminare il rischio di successive insurrezioni il Parlamento inglese aveva emanato numerosi atti che tentarono di indebolire i clan delle Highlands privandoli del diritto di possedere armi di qualunque genere e riaffermando la supremazia del governo britannico. Nonostante la crescente popolarità di Giorgio I d’Inghilterra, la causa giacobita continuò a rimanere presente sul territorio britannico, sebbene in forma più privata attraverso proteste anonime, maldicenze sulla situazione coniugale del sovrano di Gran Bretagna e l’ostentazione di simboli di Giacomo III durante particolari anniversari.
Tornato nel Continente, Giacomo trovò una Francia ormai ostile alla sua causa e fu costretto a lasciare il Paese, trovando in Roma la nuova sede del suo esilio. Fu accolto con benevolenza dal Papa Clemente XI che riconobbe a Giacomo Edoardo ed alla moglie i titoli di re e regina di Inghilterra e di Scozia e concesse loro una pensione annuale di 12.000 corone. A Roma nacque, il 31 dicembre 1720, l’erede al trono, il principe Charles Edward Louis Philippe Casimir Stuart, colui che tentò una nuova rivolta giacobita nel 1745, che fu anche l’ultima impresa eroica scozzese, in cui dimostrò il suo coraggio il giovane principe che gli inglesi chiamavano “il giovane pretendente”, che nei cuori dei gaelici che tanto lo amavano era semplicemente Teàrlach, Carlo, ma che passò alla storia in leggende, ballate e canzoni come The Bonnie Prince Charlie.
Carlo crebbe in Italia, in particolare tra Roma e Bologna, e ricevette un’educazione che si confaceva ad un futuro sovrano: parlava fluentemente italiano, francese, inglese, spagnolo e coltivava interessi artistici (suonava molto bene il violino) e storici. I suoi educatori, scozzesi ed irlandesi, lo avevano affascinato con le storie dei grandi eroi della Scozia. Ancora molto giovane iniziò ad imboccare una strada avventurosa: a 14 anni aveva partecipato con l’armata spagnola all’assedio di Gaeta; a 15 intraprese un lungo giro della penisola italiana, fermandosi in varie città e corti; a 18 anni chiese al padre di concedergli il permesso di sbarcare in Scozia per combattere gli usurpatori, permesso che Giacomo gli negò data la sua giovane età.

Carlo Edoardo simboleggiava per gli scozzesi la speranza, ancora accesa, di riacquistare la libertà perduta, e già fin dalla sua nascita i bardi gaelici avevano cantato il suo futuro avvento come salvatore del popolo: sono moltissimi i testi, le canzoni, le poesie in antico linguaggio che celebrano la venuta del bel principe. Si venne così a creare attorno al Bonnie Prince Charlie un’aurea leggendaria, che lo designava come il ragazzo destinato ad essere re, figlio del sovrano usurpato; egli deve venire dal mare, da una terra lontana dove vive anche il Papa, per ridare libertà e giustizia in una Scozia ora desolata. Rendono perfettamente l’idea questi versi di un poeta gaelico, Alasdair MacDonald, che concludono la poesia Oran Nuadh (canto nuovo):
“Nì na Gàidheil bheòda, ghasda,
eirigh bhras le sròlaibh,
Iad ‘nan ciadaibh uim’ ag iathad,
‘S coltasdian-chuir gleòis orr’:
Gun fhiamh, ‘s Iad fiadhta, claidhmheach, sgiahach,
Gunnach, riaslach, stròiceach,
Mar chonfadh leòmhannaibh fiadhaich
S acras dian gu feòil orr”
I temerari, energici, splendidi Gaelici,
sorgeranno con serici stendardi
a centinaia gli si faranno attorno (al Bonnie Prince)
smaniosi di entrare in azione;
senza paura, senza pietà, ben armati con scudi e spade,
appassionati, distruttivi, come il leone selvaggio punta la preda impaurita,
quando è spronato dalla voracità
La prima occasione che il Vecchio Pretendente attendeva per tentare un altro sbarco in Scozia si presentò nel 1744. I rapporti tesi tra Francia e Inghilterra erano peggiorati durante la guerra di successione austriaca e il re francese Luigi XV acconsentì ad attaccare il nemico inglese. In tale occasione partecipò lo stesso Carlo Edoardo, ma la spedizione non arrivò mai su suolo britannico a causa di una tempesta.

Gli Stuart non si arresero: l’anno successivo, il 1745, vide svilupparsi la seconda rivolta giacobita, che sarebbe stata anche l’ultima. Il principe Carlo prese la sua decisione: sarebbe andato in Scozia a sollevare il suo popolo e a guidarlo nella riconquista della libertà. Charles era allora un ragazzo di 25 anni, forte, coraggioso, che affascinava per la sua personalità, ma soprattutto profondamente convinto della legittimità della propria causa. Gli storici concordano sul definire il suo tentativo come avventato, ingenuo, disperato ma non si può non ammirare l’audacia e la caparbietà di questo giovane ragazzo che sognava fermamente di riconquistare la terra dei suo padri, di cui aveva solo sentito parlare, per ridarle la libertà, quasi fosse un dovere da assolvere nei confronti dei suo avi.
Per organizzare l’impresa vendette i gioielli del proprio personale patrimonio e ottenne dei prestiti dai banchieri francesi. Acquistò così 1500 moschetti, 1800 spade, 20 piccoli cannoni ed un’adeguata quantità di munizioni e dopo aver assoldato un consorzio di corsari, salpò il 22 giugno 1745 alla volta della Scozia. Sebbene la nave più grande della flotta, carica della maggior parte degli armamenti, fu costretta a tornare indietro a causa di un attacco inglese, il Giovane Pretendente sbarcò un mese dopo sulle spiagge di Eriskay, piccola isola nelle Ebridi Esterne. Si dice che, ad uno dei suoi primi sostenitori accorso a rendergli omaggio e che, impaurito per la sua incolumità lo invitò a ritornare a casa, Charlie rispose “Sono a casa”.

La notizia dell’arrivo del principe si era diffusa velocemente in tutte le Highlands ed egli, ospite del Clan MacDonald, incontrava segretamente i Clan. La canzone “Wha’ll be king but Charlie?” (chi sarà re se non Charlie?) esprime chiaramente la tensione e la commozione che si diffusero alla notizia dello sbarco:
“The news frae moidart cam’ yestreen, will soon gar mony ferlie, for ships o’ war hae just come in and landed Royal Charlie! Come through the heather, around him gather, ye’re a’ the welcomer early: around him cling wi’ a’ your kin, for wha’ll be King but Charlie? The Highland clans wi’ sword in hand, frae John O’Groats to Airlie, hae to a man declared to stand, or fa’ wi’ Royal Charlie”
Ieri sono giunte notizie da Moidart, che presto rallegreranno molti, poichè sono giunte delle navi da Guerra ed è sbarcato il regale Charlie! Venite attraverso l’erica, radunatevi intorno a lui, siete tutti i benvenuti; circondatelo con tutta la vostra passione, perché chi altri sarà re se non Charlie? I clan delle Highlands con le spade in mano, da John o’Groat ad Airlie, hanno dichiarato come un sol uomo di resistere, o di cadere per il regale Charlie.
Tuttavia, non mancavano le perplessità sull’impresa e molti capi ritenevano rischioso dare il via ad una rivolta con poche armi e senza la sicurezza degli aiuti francesi. Si narra che, durante un colloquio con i capi dei diversi rami del Clan MacDonald, Charles si rivolse ad un ragazzo di 18 anni che lo osservava in silenzio chiedendo “Tu non vorresti aiutarmi?”. Il giovane, Ranald MacDonald, estrasse dal fodero la claymore, lo spadone gaelico, e gridò “Lo farò! Anche se nessun altro uomo dovesse sguainare la sua spada, io sono pronto a farlo e a morire per voi!”.
La notizia dell’arrivo del Giovane Pretendente era però giunta anche alle orecchie degli inglesi: il governo mise sulla testa di Charlie una taglia di 30.000 sterline, e Charlie mise a sua volta una taglia sulla testa di Giorgio di Hannover che ammontava a sole 30 sterline.

Parte 1 – Parte 2 – Parte 3 – Parte 4 –Parte 6 – Parte 7 – Parte 8
FONTE: Il cardo e la Croce, Paolo Gulisano
9 pensieri riguardo “Breve storia della Scozia – Parte 5: Le Rivolte Giacobite”