Parte 2 (1561-1566)– Il ritorno in Scozia ed il secondo matrimonio

L’arrivo in Scozia non è affatto come Mary se l’era aspettato. Non c’è nessuno ad attenderla, non ci sono cortei che l’accompagnano, nessuno suona flauti e tamburi in suo onore. Anche il Paese non è come se l’era immaginato duranti i suoi anni in Francia: è un mondo cupo, povero, indebolito dai continui saccheggi inglesi e ben lontano dalla ricchezza e dalla cultura francesi quello che Mary trova quando, il 19 agosto 1561, sbarca a Leith, come un’estranea nel proprio paese. Non c’è nessuno che ha ordinato di riservarle i migliori trattamenti e così si deve accontentare di passare la notte presso la casa di un commerciante. Solo il giorno arriva in tutta fretta James Stuart Conte di Moray, suo fratellastro e principe reggente – nato dallo stesso padre prima del matrimonio con Maria di Guisa e pericolosamente vicino ad Elisabetta d’Inghilterra- per scortarla fino a Edimburgo, al palazzo di Holyrood fuori dalle mura della città. Qui almeno i cittadini dimostrano un po’ di entusiasmo per l’arrivo della sovrana, accendendo falò e suonando le cornamuse nei pressi del palazzo reale.

Stefan Zweig dà una descrizione della situazione che Mary si trova ad affrontare una volta giunta in Scozia:
“un paese povero, una nobiltà corrotta a cui è gradita ogni occasione di ribellione e guerra, un numero immenso di clan che vivono in continue lotte e dissidi reciproci e non aspettano altro che il momento per trasformare in guerra civile l’odio, un clero cattolico e uno protestante che combattono rabbiosamente per il primato, un vicino di casa sempre all’erta e pronto a soffiare abilmente su una scintilla di disordine, per non parlare poi dell’inimicizia delle potenze mondiali, che vorrebbero spietatamente travolgere la Scozia nel loro sanguinoso gioco: questa è la situazione che Maria Stuarda si trova davanti” (S.Zweig, Maria Stuarda, pagg 55-56)
La frattura che si viene subito a creare tra Mary Stuart e la nobiltà scozzese caratterizzerà tutto il suo regno. La regina, fermamente cattolica, si scontrerà ripetutamente con i nobili protestanti calvinisti che trovarono proprio nella fede della loro sovrana un pretesto per ribellarsi. Già all’interno di Holyrood si nota tale contrasto: si il fratellastro di Mary, il conte di Moray al quale è affidata la conduzione degli affari di Stato, che Maitland, il segretario di Stato, sono decisi protestanti. Ma chi le si oppone maggiormente è John Knox, il predicatore di Edimburgo, capo della chiesa calvinista e personaggio cupo, chiuso ed estremista che bolla come eretica la pratica delle arti, della musica, delle feste, scontrandosi duramente con Mary Stuart.

Un’altra relazione che caratterizzerà l’esistenza di Mary è quello con Elisabetta, sua lontana cugina e regina di Inghilterra, la quale cerca di avere un rapporto amichevole con la sua rivale, tentando però sempre di toglierla di mezzo. Inizia tra le due regine uno scambio di corrispondenza che continuerà nei decenni a venire e con la quale entrambe fingono affetto e simpatia fraterni, usando parole amorevoli, sostenendosi e confortandosi nei momenti di difficoltà e costruendo un finto clima di armonia e pace. Nella realtà esse rimarranno sempre rivali accanite e le loro lettere sono ricche di accuse ed avvertimenti ben celati dietro a parole gentili che lasciano trapelare il conflitto nel loro rapporto. Mary rimarrà sempre fermamente decisa a farsi riconosce da Elisabetta il suo diritto, del tutto fondato, di successione al trono inglese ma Elisabetta da parte sua si oppone fortemente a concedere il suo regno alla vicina ed eterna rivale. Sempre Stefan Zweig ci dà una bella descrizione del rapporto tra le due regine:
“il conflitto tra Elisabetta e Maria Stuarda è una battaglia tra felini, è un aggirarsi furtivi, spiandosi con gli artigli in agguato, è un gioco subdolo e totalmente sleale. Per un quarto di secolo queste donne si sono continuamente mentite ed ingannate. Non si guardano mai in modo aperto e diretto negli occhi, il loro odio non è mai dichiarato, esplicito, evidente: piene di sorrisi, adulazioni e ipocrisie, si porgono saluti, doni e omaggi, sempre però col coltello nascosto dietro la schiena. No, la cronaca della guerra tra Elisabetta e Maria Stuarda non registra nessun battaglia omerica, nessuna situazione gloriosa, non è un canto eroico, ma un capitolo pieno di perfidia machiavellica, psicologicamente molto interessante, ma repellente da un punto di vista morale, in quanto intrigo ventennale e mai battaglia leale, in campo aperto.” (S.Zweig, Maria Stuarda, pagg 89-90)

Grazie alla sua bellezza ed alle sue doti artistiche e sportive Mary si conquista ben presto l’ammirazione del popolo di Edimburgo, orgoglioso della giovane regina Stuart, che cavalca con grazia, va a caccia e risponde amichevolmente ad ogni saluto. Da parte sua, Mary cerca di ricreare gli agi della corte francese nel palazzo di Holyrood, arredandolo con tappeti, mobili ed arazzi fatti portare da Parigi. Organizza feste, danze, giochi e serate in costume, caratterizzate dalla lettura di sonetti, poesie e versi. Un personaggio in particolare si distingue ed entra nelle grazie della regina: il poeta Chastelard dedica numerosi sonetti alla sua sovrana, ma la sua passione non è ricambiata anche se Mary, nella leggerezza e malizia dei suoi 20 anni, non si tira indietro dallo scherzare e dal giocare con lui, scegliendolo come partner durante i balli e concedendogli piccole cortesie, magari, involontariamente, anche incoraggiandolo. Scrive Chastelard della sua regina:
“Oh, dea immortale, porgi dunque ascolto alla mia voce, tu che governi il mo potere con le tue leggi, perché se la mia vita è in breve sottratta, la tua crudeltà confessi ch’è perita soltanto per la tua bellezza” (S.Zweig, Maria Stuarda, pag 75)
Nei seguenti versi invece si capisce che quello del poeta era un amore non corrisposto:
“E tuttavia il fuoco che mi brucia e mi infiamma di passione non scuote mai la tua anima” (S.Zweig, Maria Stuarda, pag 76)
Ma il destino che aspetta Chastelard è quello che tristemente accomuna molti altri che moriranno per Mary Stuart: accecato dall’amore per la sua sovrana, ormai esasperato dal sentimento che lo opprime e che non gli dà pace, il poeta viene scoperto mentre si nasconde nella stanza da letto della regina. Era già successo un’altra volta e, pensando si trattasse di uno scherzo, era stato perdonato. Questa volta invece non c’è pietà per Chastelard, che viene condannato a morte e decapitato: si dice che nel camminare verso il patibolo abbia recitato i celebri versi dell’amico Ronsard “Salve, felice e generosa morte, degli estremi dolori medicina e conforto” e, volgendo lo sguardo verso Holyrood abbia esclamato “Addio, bella e crudele dama, che mi uccidi ma che non riesco a smettere di amare”

A questo punto il reggente, il Parlamento ed i lord, preoccupati per l’accaduto, spingono perché la regina prenda marito e che venga celebrato al più presto un matrimonio che accresca la potenza e la sicurezza del Paese. Immediatamente arrivano messaggeri da tutta Europa: Mary è, assieme ad Elisabetta, la donna più ambita del mondo. Le trattative per il matrimonio vengono affidate al fratellastro Moray ma non passa molto tempo che la vicina Elisabetta si intromette anch’essa, ponendo le sue condizioni: la regina di Inghilterra di oppone ad un matrimonio con un principe austriaco, spagnolo o francese, sostenendo più adatta un’unione con un qualche nobile scozzese o inglese ed in particolare fa il nome di Robert Dudley, suo ex amante, un piccolo nobile senza una goccia di sangue reale. Nonostante la palese offesa Mary reagisce con calma ed astuzia: sceglie infine, dopo due anni di trattative, Henry Stuart lord Darnley, suo cugino di quarto grado, il cui padre, il conte di Lennox, è stato bandito dalla Scozia come nemico degli Stuart ma che è da parte di madre pronipote di Enrico VIII e quindi un Tudor, primo principe della corona inglese. È perlopiù cattolico, candidato perfetto e degno di una regina. Non è nuovo nelle conoscenze di Mary: suo padre, il conte di Lennox, aveva partecipato alla sua incoronazione ed aveva avuto l’onore di portare lo scettro davanti alla bambina e Darnley stesso, allora quattordicenne, fu mandato in Francia dai genitori per porgere le condoglianze alla giovane vedova del delfino. Non è la prima volta che Mary incontra Henry, dunque. Ma il bambino di allora è diventato un ragazzo ventenne, alto, biondo, con un viso un po’ femminile, senza barba e molto grazioso.

La giovane regina, allora ventitreenne, ha un’indole romantica, passionale e sognatrice, spesso irrazionale ed incline a farsi illusioni e non si accorge che il ragazzo che le sembra perfetto e del quale presto si innamora è in realtà immaturo, vanitoso, per nulla colto e nasconde una personalità di basso spessore. Il matrimonio viene celebrato da un sacerdote cattolico il 29 luglio 1565 nella piccola cappella privata di Holyrood; la sposa veste di nero, il colore del lutto, per dimostrare di non aver dimenticato con tanta leggerezza il primo marito. Per quattro giorni e quattro notti la città è in festa; solo una persona non si rallegra affatto della nuova coppia regale: Elisabetta non ha preso molto bene la notizia del matrimonio con il giovane principe inglese, possibile candidato per la successione al trono, anche se le condizioni che aveva posto sono state pienamente soddisfatte. Non le resta che tentare di creare più problemi possibili alla nuova coppia e lo fa servendosi del fratellastro Stuart, il conte di Moray, e finanziando segretamente i Lord, che danno il via ad una ribellione contro la corona scozzese. Mary, com’è tipico nel suo carattere, si dimostra decisa e fronteggia tempestivamente i ribelli, cavalcando alla testa dell’esercito radunato il fretta tra i nobili che le erano rimasti fedeli: lei con le pistole nella cintura, e suo marito al suo fianco, in un’armatura dorata. I ribelli si arrendono, molti si schierano nuovamente dalla parte della regina, altri, compreso lo stesso Moray, vengono mandati in esilio. Adesso Maria Stuarda è davvero potente: la pace regna, ha scelto lei stessa il suo consorte, i lord insorti sono sconfitti. La situazione sembra tranquilla ma è solo la quiete prima della tempesta.

Poco dopo il matrimonio, non appena si rende conto del potere che ha acquisito diventando il consorte della regina, Darnley inizia a dimostrare il suo vero carattere: diventa prepotente e sfacciato, tratta la moglie come una serva, si ubriaca e parla in maniera rozza, diventa violento e si immischia dispoticamente negli affari di Stato. Ancora prima di ottenere la matrimonial crown, la partecipazione al governo, vuole già regnare come sovrano assoluto della Scozia. Ben presto Mary si accorge di aver commesso un grave errore nell’aver sprecato il suo amore per questo rozzo ed ingrato giovane. Ancora una volta troviamo nelle parole di S.Zweig una perfetta descrizione del momento:
“Nella vita di una donna non c’è umiliazione più profonda che essersi concessa troppo presto ad un uomo non degno di questo amore: una vera donna non potrà mai perdonare tale colpa a sé stessa, né al colpevole. Dopo una grande passione tra due persone, la semplice freddezza o una formale cortesia non sarebbero naturali: una volta acceso, un sentimento deve continuare a bruciare; tutt’al più cambia colore e cova cupo nel disprezzo e nell’odio invece che divampare luminoso nella fiamma dell’amore. Così Maria Stuarda, sempre precipitosa nelle sue sensazioni, non appena riconosce l’indegnità di Darnley, gli toglie il suo favore in maniera forse più brusca e improvvisa di quanto avrebbe fatto una donna saggia e calcolatrice. Passa da un estremo all’altro” (S.Zweig, Maria Stuarda, pag 115-116)
Un po’ alla volta toglie al marito tutto ciò che, troppo precocemente, gli aveva concesso; niente più partecipazione al governo, niente più convocazioni ai consigli di Stato, niente più permesso di usare le insegne regali sullo stemma. Viene completamente messo da parte, tagliato fuori dalla vita di corte, degradato a semplice principe consorte, ignorato dalla moglie, dalla servitù, dai sudditi. La goccia che fa traboccare il vaso è il rifiuto fisico da parte della regina, che non appena si rende conto di essere incinta, si sottrae ad ogni contatto con il marito, usando ogni genere di scuse. Darnley è furibondo, elargisce minacce, urla, dichiara vendetta e sfoga la sua ira contro la persona più vicina a sua moglie: il suo segretario, Davide Rizzio.
Parte 1: L’infanzia e l’adolescenza in Francia
Parte 2: Il ritorno in Scozia ed il secondo matrimonio
Parte 3: L’assassinio di Davide Rizzio
Parte 4: L’omicidio di Darnley
Parte 5: Il terzo matrimonio e la prigionia a Loch Leven
Parte 6: La prigionia inglese
Parte 7: Verso la fine
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