Nella Scozia medievale la superstizione e il timore del mondo soprannaturale erano largamente diffusi tra la popolazione, ricca o povera che fosse. Fate, elfi, folletti, cavalli d’acqua, goblin, brownie erano si personaggi leggendari, protagonisti di quelle storie di origine celtica tramandate oralmente all’interno di clan e famiglie, ma venivano tenuti in gran considerazione così come al diavolo, al demonio, erano attribuiti tragici avvenimenti quali epidemie, carestie, morte dei capi di bestiame, condizioni meteo avverse ed estreme come tempeste e simili. Nel XV secolo e fino a parte del XVII secolo in tutta l’Europa si diffuse il panico legato alla stregoneria, anche grazie al “Malleus Maleficarum” scritto da Heinrich Kramer e diffusosi in quegli anni: si credeva che Satana stesse cercando di eliminare la società umana e che, per farlo, si servisse di aiutanti diabolici, le streghe, che andavano quindi prontamente eliminate per scongiurare il pericolo e dimostrare la propria devozione. In Scozia la paura delle streghe e l’atroce uccisione di oltre 2500 donne (su una popolazione di allora un milione di persone – cinque volte il tasso medio di esecuzioni europee) si deve, in parte, al ruolo di un solo uomo: il sovrano scozzese Re James VI (figlio di Mary Stuart) che, in seguito alla morte di Elisabetta I d’Inghilterra (sua zia), divenne Re James I di Inghilterra nel 1603. Va sottolineato che la maggior parte dei processi e delle condanne avvenne nell’area attorno ad Edimburgo, nel Fife e nei Lothian, ossia in quei luoghi che erano più vicini al potere centrale del sovrano; viceversa, nelle Highlands e nei luoghi più remoti i casi furono meno ed i metodi usati meno violenti.
LA CACCIA ALLE STREGHE IN SCOZIA
Nel 1590 James IV si recò a Copenhagen per recuperare la sua promessa sposa, Anna di Danimarca, che mentre era in viaggio verso la Scozia per il matrimonio fu costretta a fare marcia indietro a causa di una terribile tempesta. Anche la nave del Re, strada facendo, si ritrovò in balia di fortissimi venti. Quando James arrivò finalmente dalla sua furura moglie, si ritrovò catapultato nel pieno di un’isteria di massa legata alle streghe. Due donne furono arreste con l’accusa di stregoneria e dopo ore ed ore di interrogatori – e sicuramente di torture – confessarono di aver evocato, su ordine di Satana, le tempeste in cui le navi di Anna e di James si erano imbattute, con lo scopo di uccidere la futura coppia reale. James fu molto colpito da questa confessione e nacque in lui il terrore di essere vittima di qualche stregoneria che lo avrebbe portato ad una morte violenta. La sua paranoia crebbe a dismisura una volta tornato in Scozia e, sospettando attentati e malefici ovunque, autorizzò la persecuzione e la tortura di tutte le donne che erano sospettate di essere streghe: il processo alle streghe, conosciuto in Scozia come “La grande caccia alle streghe di Scozia” (The Great Scottish Witch Hunt) era iniziato.

Ma chi erano le streghe scozzesi? Come spesso capitava in altre parti del mondo, anche in Scozia le donne additate come streghe erano quelle donne a cui, fino a qualche decennio prima, ci si rivolgeva per curare dolori o malanni: guaritrici, erboriste, donne che confezionavano infusi, medicine, ma anche chi eseguiva riti scaramantici per proteggere, per esempio, un marinaio superstizioso. E poi c’erano donne povere, indigenti, malate nel fisico o nella mente. Anche essere una levatrice, in quel periodo, era un mestiere pericoloso: quando la paura per la stregoneria iniziò a diffondersi in Scozia, si credeva che durante il parto il corpo di una donna fosse molto vulnerabile agli incantesimi malvagi; per evitare ciò al parto potevano essere presenti solo la partoriente e la levatrice che sigillava porte e finestre per tenere fuori il maligno. Sfortunatamente se il bambino nasceva morto o se insorgevano problematiche nella madre, era proprio l’ostetrica ad essere accusata di stregoneria.
GEILLIS DUNCAN, AGNES SAMPSON E IL PROCESSO ALLE STREGHE DI NORTH BERWICK
Una delle prime donne ad essere accusata di stregoneria in Scozia fu Geillis Duncan, la cameriera di un ufficiale giudiziario dell’East Lothian, David Seaton. Seaton accusò la donna di sgattaiolare fuori casa la notte per ottenere magici poteri curativi e la torturò atrocemente finchè lei non confessò di essere ricorsa alla stregoneria facendo i nomi di altri complici. Fu proprio a questa donna che Diana Gabaldon si ispirò per creare la sua Geillis nei fortunati romanzi – e successivamente serie tv- di Outlander. Agnes Sampson era un’anziana levatrice, e una delle complici nominate dalla Duncan; fu anch’ella processata e, sotto tortura, confessò di aver lanciato incantesimi e malefici verso la figura del re e ad altri nobili. Quando fu portata a testimoniare a palazzo, davanti al re stesso, Agnes confessò anche che 200 streghe, alcune provenienti addirittura dalla Danimarca, si erano riunite a North Berwick la vigilia di Ognissanti del 1590; là, il diavolo le aveva incoraggiate ad uccidere il Re. Si mise a raccontare storie sempre più strane. Che avevano raggiunto North Berwick via mare, navigando in dei setacci, che avevano danzato al suono di un’arpa, che il diavolo le aveva aspettate in chiesa, e poi baciate una ad una, e che c’erano stati addirittura dei rapporti carnali. Il re era un pò scettico e sospettoso sul racconto inverosimile della donna ma quando ella rivelò le parole che il sovrano e sua moglie si erano scambiati la prima notte di nozze, parole che nessuno al mondo se non i due interessati poteva conoscere, capì che Agnes non mentiva.

Moltissime altre donne, ma anche uomini, persero la vita in quello che viene ricordato come il “North Berwick Trial”: tra il 1590 e il 1591 a North Berwick, cittadina della regione dell’East Lothian ad ovest di Edimburgo, si tenne una serie di processi che vide implicati oltre 70 tra uomini e donne, con sei di loro che vennero condannati a morte. Fu il primo grande processo alle streghe in Scozia e venne raccontato e raccolto nel “Pamphlet Newes from Scotland declaring the damnable life and death of Doctor Fian, a notable Sorcerer” (il pamphlet era un opuscolo che trattava argomenti di attualità) pubblicato da William Wright probabilmente attorno al 1591, da un autore sconosciuto. Ma chi era il Dottor Fian, citato nel titolo del libello? Fian fu accusato di aver stregato un uomo e di avergli causato attacchi di pazzia ma, nonostante le atroci torture, non confessò nessun crimine. L’autore del pamphlet racconta che delle streghe suggerirono di controllare la bocca di Fian, e che i torturatori trovarono degli spilloni conficcati nella lingua, cosicchè egli non poteva parlare. Una volta tolti, Fian confessò di essere il segretario del diavolo e di aver compiuto un sortilegio per far innamorare di lui una ragazza. Flan e Agnes Sampson furono bruciati assieme sul rogo, presso il Castello di Edimburgo.

METODI DI TORTURA E DI PROCESSO
Il Parlamento scozzese aveva reso la stregoneria un crimine poco prima della nascita del futuro Re James, durante il regno di sua madre, Mary Stuart, con lo Scottish Witchcraft Act del 1563. Essere una strega era un peccato capitale e la caccia, la tortura e l’esecuzione di una strega in caso di sospetto, poteva essere praticata legalmente in Scozia. Lo stereotipo di strega era una donna anziana, dal carattere litigioso, e solitamente la denuncia veniva fatta da vicini di casa – spesso a seguito da un litigio – che si lamentavano di poteri magici dannosi. L’accusa poi non era tanto quella di ricorrere alla magia ma piuttosto, nel caso delle donne, quella di aver avuto rapporti – anche sessuali – con il diavolo, cosa che veniva ovviamente omessa nel caso di imputati di genere maschile. Del resto, perchè un uomo venisse accusato doveva comportarsi in modo davvero strano e inisuale: ed è proprio per questo che più dell’85% dei condannati furono donne.

Le sospettate venivano processate in tribunali locali, ma spesso venivano mandate ad Edimburgo per il processo finale. La raccolta della prove comprendeva anche un attento esame del corpo delle donne che, dopo essere state spogliate e depilate, venivano osservate per cercare tracce del cosiddetto “marchio del diavolo”, un segno che provasse che avevano avuto un contatto con il demonio: si trattava spesso di cicatrici, nei, cisti o macchie di vario genere. I “cacciatori di streghe” usavano la tortura per estorcere confessioni e nomi di altri complici e il metodo più usato era quello della privazione del sonno: dopo tre giorni o più senza chiudere occhio le imputate non solo perdevano la capacità di resistere all’interrogatorio, ma iniziavano anche ad avere allucinazioni ed è per questo che si leggono confessioni assurde del tipo “io cavalcavo un gatto e la mia amica un covone di grano” oppure “abbiamo raggiunto il villaggio navigando all’interno di setacci”.
Altre torture consistevano nello “scol’d bridle” (in italiano “mordacchia”), una maschera di ferro che uncinava con un piccolo arpione la lingua del condannato obbligandolo ad ingerire il proprio sangue; la rimozione delle unghie e la “thumberscrew torture” ossia una morsa che schiacciava lentamente le dita delle vittime; la torsione e compressione della testa con una corda; perforare guance e lingua con arnesi di ferro. C’erano poi metodi per “smascherare” le streghe: le donne venivano punte con un ago su tutto il corpo e se non provavano dolore o non sanguinavano era segno che erano state marchiate dal diavolo. In alternativa, venivano gettate in un lago con mani e piedi legati: se la donna rimaneva a galla era una strega e veniva condannata a morte, se andava a fondo era innocente, ma intanto era già morta annegata.
Una volta estorta la confessione, la strega veniva condannata a morte: in Scozia la condanna era eseguita bruciando la donna al rogo, ma strangolandola prima di farlo per essere sicuri che il diavolo non fosse salito dalle fiamme a portarsela via. Un altro metodo consisteva nel rinchiudere le accusate in barili di legno rivestiti di chiodi appuntiti, che venivano lanciati giù dal Royal Mile e, quando si fermavano, dati alle fiamme per assicurarsi che la strega fosse morta. I luoghi più usati, ad Edimburgo, per bruciare al rogo una strega erano Calton Hill, Castle Hill sul Roayl Mile (dove si trova una targa commemorativa), Princes Street Gardens e in particolar modo il Loch Nor, un lago di acque reflue e stagnanti che si trovava nel parco e dove le imputate venivano gettate per verificare se fossero streghe o meno (secondo il metodo che ho citato precedentemente).
IL DECLINO DELLA CACCIA ALLE STREGHE
Nel 1597 Re James pubblicò il trattato Daemonologie, che spiegava il modo in cui il diavolo operava nel mondo ma toccava anche argomenti quali la demonologia, il vampirismo, i lupi mannari. Nel testo James trattava il tema della stregoneria e puntualizzava le ragioni per cui era necessario perseguire le streghe per preservare la società cristiana. Ecco l’inizio del libro: “La spaventosa abbondanza in questo momento, in questo paese, di questi detestabili schiavi del Diavolo, le Streghe o gli incantatori, mi ha spinto (amato lettore) a inviare per posta questo mio trattato seguente (…) per risolvere il dubbio (…) sia che tali assalti di Satana siano certamente praticati, sia che il loro strumento meriti più severamente di essere punito.” Gli eventi politici degli anni successivi spostarono l’attenzione di James IV dalla caccia alle streghe al suo ruolo di re: dopo la morte della zia, la Regina Elisabetta I, egli le succedette come sovrano protestante sul trono d’Inghilterra nel 1603 e si trovò ad affrontare un nuovo oppositore religioso: i cattolici. Le cospirazioni cattoliche minacciavano la sua rivendicazione sul trono inglese, più o meno allo stesso modo in cui le streghe di North Berwick lo minacciavano in Scozia. Dopo il Gunpowder Plot (la congiura delle polveri del 1605, il piano di Guy Fawkes per far saltare in aria il Parlamento e uccidere il re), James allontanò la sua attenzione dalla caccia alle streghe per concentrarsi a sradicare qualsiasi cospirazione cattolica.

Alla morte di James e durante la Repubblica del Commonwealth di Cromwell, i giudici scozzesi furono sotituiti da giudici inglesi, ostili all’uso della tortura e quindi i processi calarono. Ci fu un improvviso incremento di casi nel 1656 e, con la restaurazione della monarchia nel 1660, si assistette ad una nuova ondata di processi (più di 600). Fortunatamente iniziò a diffondersi l’idea di un’azione necessaria per fermare e vietare la tortura gioudiziaria: i processi furono controllati più strettamente dalla magistratura e dal governo, la tortura usata sempre più raramente e, anche grazie alla diminuzione delle tensioni politiche e sociali che avevano contribuito alle accuse nei secoli precedenti la terribile caccia alle streghe cessò definitivamente. L’ultimo processo si tenne a Dornoch, nel 1727. Il Parlamento Britannico abrogò le leggi del Wichcraft Act del 1563 solo nel 1735, rendendo un crimine l’accusare una persona di avere poteri magici o di praticare la stregoneria.
Avete trovato interessante questo articolo sulla storia della stregoneria in Scozia? La prossima settimana vi aspetto per un’altra lettura sul tema: vi racconterò la storia di alcune delle donne accusate e condannate per stregoneria.
FONTI:
- King James I and the Scottish Witch Hunts: https://www.nationalgeographic.com/history/magazine/2019/09-10/scotland-witch-hunts/
- Witches in Scotland: https://wanderingcrystal.com/scotlandwitchcraft/#witch-torture
Bellissimo articolo, molto interessante! Mi ha sempre affascinato la questione delle streghe, non solo scozzesi ma approfondire di nazione in nazione evince quanto le paure e la voglia di additare sia abbastanza comune ovunque. Attendo il prossimo!!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie Ilaria! Arriva oggi 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Bellissimo ed interessante articolo. Complimenti Beatrice!!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ciao Viola, grazie di cuore ❤
"Mi piace""Mi piace"