Nell’800 la Scozia conobbe un rapido sviluppo delle sue prime industrie, in particolare quelle tessili e della lavorazione del ferro e del carbone. Se il Nord rimaneva destinato alla pastorizia e a fornire manodopera, le grandi città come Glasgow ed Edimburgo conoscevano successi e splendori, divenendo centri molto importanti di diffusione della cultura illuministica. Edimburgo in particolare, l’ex capitale del regno di Scozia, venne definita “l’Atene del Nord” per la sua attività letteraria, filosofica e scientifica.
La sempre maggiore richiesta di manodopera per le industrie inglesi e scozzesi favorì l’immigrazione soprattutto di irlandesi in cerca di lavoro e la Scozia divenne così una delle principali mete del grande flusso migratorio irlandese che caratterizzò questa epoca.
Nel corso dell’800 iniziava anche il lento risveglio della cultura gaelica grazie a scrittori come Sir Walter Scott, che contribuirono a diffondere un’immagine romantica, tradizionale e folcloristica della Scozia, in contrapposizione a quella inglese, capitalista e moderna. Grazie al lavoro di questi intellettuali si riaccese, dopo oltre un secolo dalla fine del sogno giacobita, lo spirito di nazionalismo di molti scozzesi. Nel 1860 fu eretto a Stirling un monumento a William Wallce e negli anni seguenti si fondarono sempre più associazioni e gruppi di rivendicazione dei diritti degli scozzesi, assistendo a iniziative di protesta sociale che si bloccarono però con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, che portò una grave crisi economica ed occupazionale che peggiorò ulteriormente con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale. Fu negli anni ’70 che l’economia scozzese tornò a prosperare con la scoperta del petrolio nel Mare del Nord.

Dopo 250 anni di dominazione da Londra, alcuni scozzesi cominciarono a pensare che fosse giunta l’ora di tagliare le catene che li tenevano legati all’Inghilterra e creare una Scozia indipendente, come era successo in Irlanda. Tuttavia, una vasta maggioranza della popolazione credeva ancora nel concetto di Gran Bretagna, e di unione con l’Inghilterra.
L’11 settembre 1997, esattamente 200 anni dopo la vittoria di William Wallace a Stirling Bridge, si è svolto il Referendum a favore dell’autonomia e la costituzione di un Parlamento Scozzese. Un tentativo analogo era stato fatto nel 1979, ma, nonostante la maggioranza dei votanti si fosse espressa per il si, non si ottenne il quorum necessario. Al contrario, il Referendum del 1997 è stato un successo clamoroso: il 74,3% dei votanti si è espresso a favore dell’autonomia. In seguito, nel 1999 si sono svolte le prime elezioni scozzesi ed è stato inaugurato, dalla Regina Elisabetta II, il Nuovo Parlamento che è entrato nel pieno delle sue funzioni il 1° gennaio 2000.

L’anno scorso, il 2014 ha visto un altro importante appuntamento per la storia scozzese. Il 18 settembre si è svolto il Referendum per l’indipendenza della Scozia, con il quale si è deciso se il Paese dovesse separarsi o meno dal Regno Unito per diventare uno Stato Indipendente. Alla domanda “Should Scotland be and indipendent contry?” il 55,3% dei votanti ha risposto No, mentre il restante 44,7% era per dalla parte del SI. Il totale dei votanti è stato del 97% degli aventi diritto al voto. L’agognata indipendenza, la libertà tanto cercata da Wallace, da Bruce, dagli ultimi Stuart, anche questa volta non è stata raggiunta.
La Scozia oggi rimane parte integrante del Regno Unito, ma la maggior parte delle decisioni locali vengono prese nel cuore di Edimburgo, piuttosto che a Londra.
Si narra una strana leggenda nelle Highlands. Si dice che nell’agosto del 1748 undici persone, uomini e donne, ebbero in una valle non lontana da Aberdeen, una straordinaria visione collettiva. Dei grandi globi di luce apparvero nel cielo del pomeriggio, e nel loro interno si intravedevano degli eserciti: il primo era composto da uomini con divise scure e che innalzavano come vessillo la croce di S.Andrea, l’altra armata aveva divise rosse e levava la bandiera britannica. Per due volte gli uomini vestiti di blu furono attaccati ferocemente, ed in entrambi i casi respinsero gli assalitori. Alla terza volta l’esercito con la croce sbaragliò i nemici per metterli in fuga. La visione si dissolse nel cielo mentre i vincitori urlavano di gioia per il loro trionfo. Forse, dopo tutto, la storia futura della Scozia, paese orgoglioso, fiero e bellissimo, nasconde un risvolto che molti, per centinaia di anni, hanno sognato e per il quale hanno lottato a costo della propria vita.

Alba gu bràth, Scozia per Sempre
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FONTE: Il cardo e la Croce, Paolo Gulisano
7 pensieri riguardo “Breve storia della Scozia – Parte 8: La Scozia moderna”