Urquhart Castle, la perla del Loch Ness

Urquhart Castle è uno di quei castelli che ti rimane nel cuore. Sassi, muschio e licheni. Sassi vecchi di centinaia d’anni, licheni colorati a ricoprire quello che una volta era una delle fortezze più grandi della Scozia. Una posizione strategica e magnifica, a pochi passi dalle sponde del Loch Ness, nelle cui acque cupe si specchia l’antica torre di pietra e che rende il tutto ancora più misterioso e suggestivo. Come mi accade sempre, mi sono ritrovata a camminare tra le rovine di Urquhart con la mente che correva alla velocità della luce provando ad immaginare l’antico splendore e l’imponenza di questo castello durante i suoi anni migliori, ascoltando i sussurri del vento e toccando le fredde pietre con reverenza ed un po’ di timore. La storia di Urquhart Castle, come ogni storia scozzese che si rispetti, è intrisa di lotte, battaglie e colpi di scena. In una storia lunga 500 anni, il castello ha fatto da sfondo a numerose azioni militari, tra le sue mura, o nei paraggi, sono passati personaggi importanti, la sua gestione è stata affidata a numerose persone ed infine, triste e mera conclusione, è stato fatto esplodere nel 1692 per evitare che cadesse nelle mani dei giacobiti.

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Non si sa chiaramente quando il castello fu fondato ma secondo studi e scavi archeologici avvenuti nella seconda metà del secolo scorso, una fortificazione potrebbe essere esistita in quel luogo già attorno all’anno 500. Si narra che attorno al 580 St.Columba, il monaco irlandese che per primo diffuse il cristianesimo tra i Pitti e che fondò il monastero sull’Isola di Iona, stesse viaggiando alla volta di Inverness per recarsi al castello di Bridei, figlio di Maelchon, un Re dei Pitti ossia dell’antica popolazione che viveva in Scozia all’epoca. Mentre passava nei pressi del Glen Urquhart a Loch Ness, venne urgentemente chiamato nella residenza di un anziano nobiluomo Pitto di nome Emchath, che era in punto di morte e desiderava essere battezzato. Columba non si limitò a battezzare solo Emchath, ma anche tutta la sua famiglia e benedì tutti i suoi possedimenti. Non è certo che la casa del Pitto si trovasse proprio dove sarebbe poi sorto Urquhart, ma il ritrovamento di un frammento di un’antica spilla Pittica ha portato a pensare che il luogo fosse lo stesso. Del resto era un luogo ideale per una fortezza, circondato su tre lati dall’acqua, facilmente difendibile dalla terra e con una vista strategica sui dintorni. Una curiosità: pare che fu proprio ai tempi di Columba che iniziò a essere avvistato il famoso mostro di Loch Ness! Scrive Adomnan, il biografo del santo: “Quando Columba raggiunse la riva del fiume, vide che stavano seppellendo un pover’uomo; i seppellitori dissero che, mentre stava nuotando, l’uomo venne preso e selvaggiamente morso da una bestia acquatica”. Nonostante questo Columba ordinò ad uno dei suoi compagni di nuotare dall’altra parte del lago per andare a prendere una barca, ma ecco che appena l’uomo fu in acqua apparve il mostro e si diresse verso di lui a fauci spalancate. Mentre tutti inorridivano, Columba alzò le mani e ordinò alla besta “Non toccare l’uomo; Vattene, e in fretta!”. Ovviamente, il mostro obbedì al monaco e l’uomo fu salvo.

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Le prime testimonianze sicure riguardanti Urquhart Castle si hanno a partire dal XII e dal XIII secolo, quando re Alessandro II, per mantenere l’ordine a seguito delle ribellioni contro il potere regale, concesse la gestione di una delle sue residenze al suo usciere Thomas de Lundin. Alla morte di quest’ultimo la fortezza passò nelle mani di suo figlio, Alan Durnward, e fu in quel periodo che venne costruito il castello originale. Da qui in poi, la storia del castello è caratterizzata da lotte di potere e passaggi di proprietà tra gli scozzesi e gli inglesi. La prima testimonianza scritta riguardo ad Urquhart risale al 1296, quando fu assediato e conquistato da Edoardo I d’Inghilterra che, con la sua invasione, diede il via alle Guerre d’Indipendenza scozzesi che sarebbero durate fino al 1357. Pochi anni dopo Urquhart era di nuovo proprietà degli scozzesi (1298), salvo poi ritornare repentinamente nelle mani nemiche (1303). Nel 1307 il celebre Re Robert the Bruce marciava alla volta del Great Glen travolgendo gli assalitori inglesi e riconquistando i castelli di Inverlochy, Urquhart e Inverness: da allora Urquhart divenne un castello reale, la cui gestione fu affidata dalla corona a una serie di Governatori.

Nei sue secoli a venire, il pericolo non arrivò più dagli inglesi bensì dalle continue invasioni da parte del Clan MacDonald, i Signori delle Isole, che miravano ad espandere il loro potente regno nella Scozia occidentale. Nel 1395 Domhall of Islay sequestrò Urquhart alla Corona e riuscì a mantenerne il controllo per più di 15 anni. Lo perse nel 1411, a seguito della vana battaglia di Harlaw e il tentativo di riprenderselo, da parte del figlio, non andò a buon fine. La gestione venne dunque affidata dal re James IV alla famiglia Grant, nel 1509, a condizione che questi ultimi riparassero e restaurassero il castello: è in questo periodo che venne costruito il torrione di cinque piani conosciuto come Grant Tower. Le incursioni continuavano e, fra tutte, la più celebre è sicuramente quella avvenuta nel 1545 (e che fu anche l’ultima), durante la quale i MacDonald e i loro alleati, i Cameron, riuscirono a portare via da Urquhart e dai territori circostanti, appartenenti ai Grant, 3377 pecore, 2355 capi di bestiame, 2204 capre, 395 cavalli, 122 maiali, 64 oche e, dal castello stesso, 12 materassi di piuma, biancheria da letto compresa, tini per la fermentazione della birra, spiedi per arrostire la carne, varie padelle e pentole, tavoli e altri mobili, un baule contenente 300£, 20 pistole, polvere da sparo, armature, alcuni cancelli di ferro, e tre grandi barche. Non per niente, l’episodio fu chiamato “The great Raid”, la grande incursione.

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Un’illustrazione del “Great Raid” ad Urquhart Castle ad opera del Clan MacDonald.

Altri riparazioni furono necessarie nel corso del secolo seguente e continuarono fino al 1623, anche se il castello non era più la residenza privilegiata che era un tempo: i proprietari terrieri scozzesi stavano iniziando ad abbandonare i loro castelli medievali, costruendo invece dimore più confortevoli. Anche il promontorio roccioso dove sorgeva Urquhart non era più così attraente per i Grant. La fine arrivò attorno a Natale del 1644: un gruppo di Covenanters (un movimento di convinti presbiteriani) irruppe nel castello e derubò l’allora residente, Lady Mary Grant, colpevole di essere cristiana e leale al re Charles I. Il castello venne saccheggiato, Lady Grant allontanata dalla sua tenuta lamentandosi “Non mi è rimasto nemmeno un tovagliolo sul quale consumare il mio pasto”. Di fatto, durante un inventario del 1647, il castello era praticamente vuoto e spoglio: gli unici oggetti nella Grant Tower erano un letto, un tavolino e una panca nella ‘stanza sopra la hall’, un letto e un tavolo nella ‘camera a volta’, un grande tavolo da pranzo, sedie, panche e un altro tavolo nella ‘hall’ e un vecchio baule in cantina. Da allora in poi, il declino di Urquhart fu veloce. A seguito dell’invasione della Scozia da parte di Oliver Cromwell, nel 1650, gli inglesi costruirono nuove fortezze e scelsero di pattugliare il Loch Ness con un battello anziché insediare un presidio ad Urquhart.

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Urquhart Castle

Quando il re cattolico James VII e II fu deposto ed esiliato, nel 1688 a seguito della Gloriosa Rivoluzione di William d’Orange, Urquhart Castle divenne di nuovo in uso, conteso ancora una volta tra due parti opposte: da una lato i seguaci del nuovo sovrano d’Orange e dall’altra i giacobiti, ossia i sostenitori del legittimo re Stuart in esilio. Questi ultimi potevano contare su un forte sostegno nelle Highlands, così il castello di Urquhart, con la sua posizione strategica, divenne una guarnigione delle forze governative sotto il comando dei Grant, fedeli a d’Orange, che nel castello schierarono circa 200 uomini. Scarsamente armati, questi soldati potevano però contare su una scorta di provviste che sarebbero bastate per un paio di settimane. Il castello venne presto preso d’assedio dai giacobiti ma, nonostante questi ultimi fossero in netta superiorità numerica, gli assediati riuscirono a resistere fino alla battaglia di Cromdale, avvenuta nel 1960 nei pressi di Grantown-on-Spey, dove le forze giacobite furono sconfitte. Quando i soldati abbandonarono definitivamente la fortezza presero la drastica decisione di farla saltare in aria, per evitare di farla cadere nuovamente nelle mani degli avversari: grossi pezzi di massi crollati a seguito dell’esplosione sono tutt’oggi visibili a fianco di ciò che resta dell’antica gatehouse. Il parlamento ordinò che la famiglia Grant venisse risarcita con 2000£, ma non intraprese nessuna opera di riparazione alla proprietà; successivamente la gente che abitava nei pressi del castello accorse per portar via quello che rimaneva, quello che potevano riutilizzare per altre costruzioni e con esso anche le migliori sculture in pietra staccate dai tetti, travi, parti in ferro e simili. La fine definitiva dell’antica e splendida fortezza fu decretata nel 1715, quando parte della Grant Tower crollò a seguito di una terribile tempesta.

Una vecchia fotografia di Urquhart Castle (Fonte: http://tour-scotland-photographs.blogspot.it/2015/09/old-photograph-urquhart-castle-scotland.html)
Una vecchia fotografia di Urquhart Castle (Fonte: http://tour-scotland-photographs.blogspot.it/2015/09/old-photograph-urquhart-castle-scotland.html)

Nel 1770 il castello era in rovina, senza tetto, e in gran parte collassato. E così rimase fino al 1911 quando, dopo la morte della proprietaria dell’epoca, Caroline Dowager Countess of Seafield, vedova del settimo Conte Grant, e secondo il suo volere, Urquhart passò sotto il controllo e le cure della Commissioners of His Majesty’s Works and Public Buildings prima, e Historic Scotland poi. Nel 1994, con la forte opposizione di molti degli abitanti locali, vennero realizzati gli odierni centro visitatori e un parcheggio. Oggi Urquhart è il terzo castello più visitato della Scozia, dopo quelli di Edimburgo e Stirling.

LA STRUTTURA DEL CASTELLO

Sebbene la maggior parte del castello sia oggi in rovina, esso è ben conservato e grazie alle utili e complete tabelle informative è tuttora possibile dedurne l’antica magnificenza: era, e i suoi resti sono ancora oggi, uno dei castelli medievali più grandi della Scozia. Appena usciti dal centro visitatori non ci si rende conto subito della grandezza del castello, cosa che accade una volta varcato il portone principale, ma se ne scorge subito la bellezza romantica ed antica. Avvicinandosi, si cammina lungo un vasto prato verde, usato in passato per le adunanze e poi come giardino, frutteto e spazio coltivato nel XVII secolo, fino a raggiungere il fossato che protegge l’entrata principale, probabilmente scavato agli inizi del Medioevo. Oggi sostituiti da un moderno ponte, in passato qui si trovavano una passerella di pietra e un ponte levatoio che conducevano all’interno del castello; il passaggio che dal ponte levatoio portava al portone d’entrata era protetto da pareti di pietra, oggi scomparse, che in passato erano munite di feritoie per gli arcieri e vie d’uscita per la guarnigione, che poteva uscire dal castello anche se il ponte levatoio era sollevato e sbarrato. Le mura di cinta risalgono in gran parte al XIV secolo

L'entrata del castello, con il ponte e i resti delle due torri sulla destra
L’entrata del castello, con il ponte e i resti delle due torri sulla destra e la Grant Tower sulla sinistra

La Gatehouse (la fortezza d’entrata), della quale oggi non rimangono che rovine, risale al XVI secolo ed era caratterizzata da due torri identiche poste a fianco di un passaggio d’entrata ad arco, protetto da una saracinesca della quale si vedono ancora nelle pareti le scanalature per poterla sollevare. Seguivano due serie di robusti portoni in legno e una stanza per le guardie su ciascun lato. Sulla sinistra si trovano anche le prigioni, costituite da una piccola e stretta cella con una latrina in fondo. Il piano superiore (ne rimangono più o meno integri solo due, quelli superiori sono collassati e alcuni pezzi si possono vedere sul terreno di fronte all’entrata, con tanto di buchi per il camino e le latrine) erano destinati al custode della fortezza e comprendevano un alloggio con due stanze, una sala e una camera da letto, entrambe con un caminetto e una piccola latrina a fianco. Da qui, il guardiano poteva controllare chiunque entrasse o uscisse dal castello. La sala era l’equivalente del nostro soggiorno mentre la stanza era destinata al riposo, con un letto incassato in un grande armadio.

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Grant Tower

L’edificio più importante di tutto il castello, e anche quello meglio conservato, è la Grant Tower, costruita da Sir John Grant dopo il 1509 e modificata nel corso degli anni. La torre, che raggiunge i 12 metri d’altezza e le cui pareti sono spesse fino a 3 metri, ospitava gli alloggi della famiglia Grant, padroni del castello, e per ragioni di sicurezza l’ingresso era molto piccolo e stretto e le difese numerose: un profondo fossato correva sui lati interni dell’edificio e il punto più esposto, ossia il portone d’entrata, era raggiungibile solo da un ponte removibile. La torre è composta da 5 piani e la porta d’entrata porta al secondo, ovvero la great hall, la stanza più grande dell’intero edificio, illuminata da grandi finestre e riscaldata da un grande caminetto nella parete sud. Una stretta scala a chiocciola portava giù in una cantina sotterranea e ad una ben difesa entrata posteriore. Un’altra scala conduceva invece ai piani superiori. Non è sicuro di come fossero disposti i piani superiori ma sembra che la stanza appena sopra la hall fosse destinata a sala per i ricevimenti e come spazio dove il Lord e la Lady potevano rilassarsi mentre al quarto piano c’era la camera da letto, usata anche per ricevere gli amici più intimi. Ai piani più in alto si trovava una soffitta usata dalla servitù e quattro piccole e graziose stanze nelle torrette sugli angoli dell’edificio, ognuna con un caminetto e una finestra.

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Accanto alla Grant Tower ci sono i resti di quelle che erano le cucine e poco distante, su di una piccola collinetta rocciosa, si vedono le fondamenta di un piccolo edificio rettangolare: si pensa fosse stata la cappella del castello, che potrebbe avere origini molto antiche e risalire ai tempi quando il promontorio dove sorge Urquhart era una fortezza dei Pitti. Era normale per un grande castello medievale avere il proprio luogo di culto, soprattutto per risparmiare a chi ci abitava di doversi recare alla parrocchia più vicina, che in questo caso si trovava nel villaggio di Drumnadrochit, ad alcune miglia di distanza.Dopo gli alloggi privati del Lord del castello (la Grant Tower), la parte più importante era la Great Hall, una spaziosa stanza usata a vari scopi, ma principalmente come sala dei banchetti e palazzo di giustizia, situata lungo la parte orientale del cortile interno, nei pressi della riva del Loch Ness. Oltre alla grande sala, ci sarebbero state anche una resting room (una sala relax) situata dietro alla pedana del Lord, le cucine ed il magazzino. Purtroppo nulla sopravvive del piano superiore nella great hall, dove il Lord del castello soleva ricevere visite, discutere di affari e incontrare amici: oggi rimangono solo i davanzali di quattro grandi finestre, che illuminavano la stanza e offrivano una magnifica vista sul loch sottostante. Le cantine e i magazzini sono meglio conservati, ma anche in questo caso non si conosce l’esatta ubicazione di ogni stanza di servizio.

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Nella parte più stretta del promontorio, più o meno di fronte all’entrata principale, si trova il water gate, la porta sull’acqua. Questa porta secondaria dava accesso alla riva del lago ed era un importante via di entrata e di uscita ai tempi del medioevo. In un’epoca in cui le strade erano pressoché inesistenti, la maggior parte delle provviste del castello arrivava via fiume, o lago in questo caso, caricata su delle barche. Durante un assedio al castello tra il 1689 e il 1690, la guarnigione fu temporaneamente rifocillata di provviste e di uomini, sbarcati proprio nei pressi del water gate. A sud rispetto all’entrata si trova la parte più alta del promontorio. Questa zona potrebbe essere stata fortificata già dai Pitti durante il primo millennio ed era anche il cuore del primo castello, costruito nel XIII secolo, spostato poi successivamente verso Nord, su un terreno più pianeggiante. Successivamente quest’antica parte fu destinata ad ospitare i “servizi” del castello: le stalle, una colombaia, una fucina. Oggi rimane poco di questa parte del castello, e capire la struttura originale e la funzione che questi edifici in rovina avevano centinaia d’anni fa è davvero molto difficile.

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Veduta del Loch Ness dal castello

INFORMAZIONI PRATICHE

Urquhart Castle è aperto al pubblico tutto l’anno all’infuori del 25 e 26 dicembre. Gli orari di apertura variano a seconda del periodo dell’anno: in estate è uno dei pochi castelli scozzesi ad essere aperti fino alle 20 mentre in inverno (da novembre a marzo) chiude alle 16.30. Vi invito a consultare il sito ufficiale per conoscere gli orari giornalieri.

Ticket d’ingresso:

Adulti: 12£
Bambini: 7.20£
Concessions: 9.60£

Storia dei clan scozzesi: Clan Fraser

Vi avevo già parlato in questo post degli antichi Clan scozzesi, della loro nascita, delle loro caratteristiche, dei segni che li contraddistinguono. In bilico tra leggenda e realtà, ogni clan serba gelosamente la propria storia, ricordando i propri antenati, i personaggi celebri ed il proprio motto e simboli distintivi. Ad ogni famiglia corrisponde un castello, sede storica del Clan oppure utilizzato ancora ai giorni nostri come abitazione per i Clan Chief, i rappresentanti del Clan. È molto interessante approfondire la storia dei Clan scozzesi, e tra tutti i sette più “potenti” e conosciuti dell’intera Scozia ho deciso di iniziare con il Clan Fraser, reso celebre dalla recente serie televisiva “Outlander” (tra l’altro consigliatissima, girata nei magnifici paesaggi scozzesi), tratta dai romanzi della scrittrice Diana Gabaldon. La magia della tv (ed ancor prima dei libri!): milioni di persone in tutto il mondo, fino a poco tempo fa ignare di ogni minima caratteristica di un clan scozzese, oggi conoscono motto, simbolo identificativo ed addirittura alcuni personaggi storici del Clan Fraser. Ma veniamo ai fatti reali…

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STORIA

Anche se il Clan Fraser viene accomunato alle Highlands così come lo è il whisky di malto, la sua storia inizia invece nei Borders scozzesi, nelle Lowlands, zona che si trova a sud di Edimburgo, sul confine con l’Inghilterra e che nel corso della storia si è sempre distinta fortemente per cultura e per stile di vita dalla parte più settentrionale e più selvaggia della Scozia.
I Fraser arrivarono in Scozia nel XII secolo, ma da dove, è un mistero. La Frèzelière, nella Valle della Loira, è una delle ipotesi e spiegherebbe l’altra versione del cognome che è Frisell. Molti cognomi scozzesi hanno origini francesi, per esempio altri importanti Clan dei Borders come Hay (da la Haye-Bellefonds, vicino a Saint-Lo) ed il più conosciuto Bruce (Brus, oggi Brix, vicino a Cherbourg). Il primo Fraser che si ricordi e del quale vi è testimonianza scritta è Simon, che donò una chiesa nella regione dell’East Lothian all’abbazia di Kelso, attorno al 1160. Nel 1200 i Fraser erano diventati “Lords of Oliver” (oggi Tweedsmuir), nell’Upper Tweeddale. Durante il XIII secolo essi rivestirono il ruolo di sceriffi a Peebles, piccolo borgo delle Lowlands, ed uno di loro, William, divenne vescovo di Saint Andrews. Nel corso degli anni alcuni iniziarono a spostarsi più a Nord ed un ramo del Clan Fraser si stabilì così a Touch, vicino a Stirling. Entrambi vennero successivamente coinvolti nelle Guerre di Indipendenza Scozzesi, ma con risultati molto diversi. Inizialmente Simon of Oliver guidò gli scozzesi nell’inaspettata vittoria di Roslin, nel 1303, per la quale Edoardo d’Inghilterra non lo perdonò mai. Simon venne catturato tre anni dopo, poco prima dell’incoronazione di Robert Bruce, e portato a Londra dove subì una macabra esecuzione: su ordine dello stesso Edoardo, egli venne bruciato sulla forca e la sua testa mozzata venne esposta su una picca sul London Bridge, accanto a quella di William Wallace. Le terre di Simon “il patriota” passarono attraverso un matrimonio ai loro soci in affari, gli Hay. Completamente differente fu invece la sorte che toccò ai Fraser of Touch, la cui forza andò aumentando: Alexander partecipò al primo Parlamento indetto da Re Robert I the Bruce, nel 1309 a Saint Andrews, combattè a Bannockburn nel 1314 (nella battaglia che sancì l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito) ed appose il suo sigillo alla famosa Dichiarazione di Arbroath nel 1320 (dichiarazione di indipendenza, per approfondire il periodo storico leggete questo post). Lo stesso Bruce lo ricompensò dandogli in sposa sua sorella, Lady Mary, affidandogli il ruolo di ciambellano e donandogli ampi possedimenti nel Deeside. Purtroppo, Alexander e suo fratello Simon (un nome che andava molto di moda tra i Fraser a quanto pare!) morirono per mano degli inglesi rispettivamente nella battaglia di Dupplin (1332) e di Halidon Hill (1333).

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Nel 1400 i Fraser diventarono a tutti gli effetti degli Highlander. Gli eredi di Alexander acquisirono Philorth, nell’Aberdeenshire, attraverso un matrimonio. Un ramo cadetto, i Fraser of Muchall-in-Mar, fu creato 50 anni dopo. La famiglia di Simon nel frattempo si trasferì nuovamente a Lovat and the Aird, ad Ovest e Sud di Inverness, e si intrise così profondamente della cultura gaelica tanto da adottare il patronimico MacShimi, “son of Simon”, i figli di Simon. Essi ambivano ad essere anche Lords nel cuore del Gaidhealtachd (la parte delle Highlands che parlava gaelico) ma nel 1544 si scontarono con i potenti MacDonalds nella più sanguinaria delle battaglie tra Clan in tutta la storia. Blar-na-Lèine (la battaglia delle camice) fu combattuta nelle montagne sopra il Loch Lochy. Era una giornata così calda che i Clansmen dovettero spogliarsi – da qui il nome della battaglia. Alla fine della giornata 300 Fraser giacevano morti, compreso il capo clan e suo figlio.

Nel frattempo, i loro parenti a Philorth e Muchalls vivevano un relativo momento di pace. Ogni tanto partecipavano a qualche battaglia, per esempio per Mary Queen of Scots contro i Gordon nel 1562, ma il loro tempo lo passarono in modo più “creativo”. Tra il 1570 e il 1580 Alexander, ottavo Lord di Philorth, trasformò il piccolo borgo di pescatori di Faithlie in un nuovo villaggio, Fraserburgh. Vi costruì un nuovo castello, e avrebbe costruito anche un’università se non si fosse riempito di debiti.

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Alexander Fraer, VIII Lord Philorth Fraserburgh

Nello stesso periodo, Michael, sesto Lord of Muchalls, stava creando una nuova splendida residenza, Castle Fraser, vicino a Inverurie. Suo figlio, Andrew, completò l’opera e fu designato Lord Fraser nel 1633 da re Charles I. Quando il figlio di Charles, James VII di Scozia e II d’Inghilterra, venne mandato in esilio nel 1689, il discendente di Andrew, Charles quarto Lord Fraser, dimostrò la propria lealtà al re Stuart in esilio brindando in pubblico alla salute di sua Maestà. Ricevette una multa di 200£, una cifra molto sostanziosa all’epoca. Imperterrito, egli combatté fino alla Rivolta Giacobita del 1715, quando fu inseguito dalle truppe inglesi e precipitò da una scogliera nell’Aberdeenshire. La sua morte segnò la fine non solo della sua linea dinastica, ma anche del suo ramo dei Fraser (Per approfondire la storia delle Rivolte Giacobite, leggi questo post).

Se non c’erano dubbi a proposito della lealtà alla causa giacobita da parte dei Fraser of Muchalls, lo stesso non si poteva dire del loro parente, Simon Fraser 11° di Lovat. Egli cambiava continuamente le sue alleanze in modo da realizzare le proprie ambizioni. Il suo comportamento era così ambiguo che i suoi contemporanei lo soprannominarono “The Fox” (la volpe) e “The Spider of Dounie” (il ragno di Dounie, a causa della sua residenza vicino al villaggio di Beauly).

Simon Fraser Lovat Fox Volpe Spider Dounie
Simon Fraser, the Spider of Dounie

Nel 1716 per esempio, partecipò alla presa del castello di Inverness per George I (d’Inghilterra); sette anni dopo venne nominato Duca Fraser dall’esiliato James VIII d’Inghilterra e III di Scozia. Alla fine la sua ambiguità gli costò la vita. All’epoca di Culloden era nuovamente un giacobita – ma solo dopo che il Principe Charles Edward Stuart sconfisse George II due volte in battaglia – e spedì 250 clansmen alla morte in quel fatidico giorno. La vecchia Volpe, che stava avvicinandosi agli 80 anni, fuggì nelle montagne ma venne presto catturato e mandato a Londra. Venne decapitato nella Torre nel 1747, l’ultimo nobiluomo in Gran Bretagna ad aver ricevuto questo dubbioso onore. Suo figlio tentò duramente di recuperare la situazione, raccogliendo un reggimento per combattere in Quebec contro i francesi, dalla parte del re d’Inghilterra. Negli anni seguenti, molti Fraser emigrarono in Canada e negli Stati Uniti ed altri in Australia e Nuova Zelanda.

SIMBOLI (Clan Fraser, generico)

Clan Crest:

fraser clan crest simbolo

Motto:

‘All my Hope is in god’, pongo tutta mia speranza in Dio

SIMBOLI (clan Fraser of Lovat)

Clan Crest:

clan fraser crest cimiero simbolo

Motto:

Je suis prest (dal francese: sono pronto). Da non confondere con il motto del Clan Fraser delle Lowlands “all my hope is in God”, tutte le mie speranze sono in Dio.

Plant Badge:

Ogni clan aveva una pianta distintiva, della quale un rametto veniva messo sul bonnet, tipico cappello scozzese. Nel caso del Clan Fraser, la pianta è il tasso, Iubhar in gaelico.

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Tartan:

Ci sono diversi colori di Tartan attribuiti ai Fraser of Lovat, trovate una lista completa sul sito ufficiale del Clan qui. Questo sotto è il classico tartan associato al Clan.

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CASTELLI DEI FRASER

Sulle rive appartate del corso superiore del fiume Tweed, in un luogo oggi chiamato Tweedsmuir ma anticamente conosciuto come Oliver, sorge una graziosa chiesa in stile tardo vittoriano. La chiesa (kirk) sorge su di un tumulo verde che potrebbe essere il monte dove Udard Fraser costruì la sua residenza attorno al 1200. Questo modesto tumulo è tutto quel che resta a testimonianza dei Fraser of Oliver perché i loro castelli a Touch e in altri luoghi sono tutti andati distrutti. Fortunatamente, le residenze che costruirono successivamente nelle Highlands hanno resistito molto meglio nel corso degli anni. Essi sono tra i più bei castelli tardo medievali in tutta la Scozia.

Tweedsmuir Kirk, il sito dove probabilmente sorgeva
Tweedsmuir Kirk, il sito dove probabilmente sorgeva la prima residenza del Clan Fraser

Il castello di Cairnbulg, accanto al fiume “Water of Philorth”, fu costruito come sede principale dei Fraser of Philorth, a seguito dell’acquisizione della tenuta nel 1375. Oggi sorge nell’entroterra rispetto alle fredde acque del Mare del Nord, ma quando i Fraser arrivarono qui il luogo non sarebbe stato lontano dalla spiaggia. La torre originale, alta e massiccia, fu costruita per Alexander Fraser e sua moglie, Joanna leslie, figlia del quinto Conte di Ross. Essa domina tutt’ora un affascinante complesso di edifici aggiunti dalle successive generazioni di Fraser of Philorth. Nel 1613 tuttavia essi vennero costretti a vendere la tenuta, a causa dei debiti contratti dall’ottavo Lord che aveva investito molto denaro nella costruzione del suo nuovo villaggio, Fraserburgh. Per i 300 anni successivi l’antica sede del Clan Fraser passò attraverso vari proprietari fino al riacquisto avvenuto nel 1934. Da allora e fino ai giorni nostri, Cairnbulg Castle rimane la sede principale del Clan.

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Cairnbulg Castle

Nella sua idea di sviluppo dell’abitato di Fraserburgh, l’ottavo Lord aveva in mente anche la costruzione di un secondo castello. Non è chiaro tuttavia se Kinnaird Head, circa 3 miglia a Nord di Cairnbulg, fosse nato come sostituto del precedente castello oppure come fortificazione secondaria. Anche Kinnaird Head era costituito da una serie di edifici che si sviluppavano attorno ad una torre principale, ma con il tempo è andato in disuso fino al 1787 quando la Northern Lighthouse Board, l’autorità generale dei fari scozzesi, l’ha convertito nel loro primo faro operativo. Gli interni furono sventrati e gli edifici circostanti eliminati – tutti eccetto l’enigmatica Wine Tower accanto alle scogliere, che riporta tutt’ora gli stemmi araldici dei Fraser sulla porta principale. Secondo la leggenda, il Lord fece ammanettare l’amante di sua figlia in una grotta marina sotto la torre, in modo che annegasse con l’alta marea. La ragazza, sconvolta, si gettò ella stesa in mare incontro alla morte.

Kinnaird Head
Kinnaird Head

A causa degli imbrogli di Simon Fraser, “The Fox”, durante la rivolta giacobita, poco rimane dei castelli medievali dei Fraser of Lovat. Un crannog, o isola roccaforte che potrebbe essere stata usata come una casa per la caccia sorge ancora nel solitario Loch a’Mhuillidh e ci sono altre due torri del XVII secolo a Dalcross e Moniack, entrambe pesantemente ricostruite ed abitate. Niente sopravvive della sede del “Ragno”, Castle Dounie, nei pressi di Beauly. Il Duca Cumberland, “il macellaio”, figlio più giovane di George II, se ne occupò personalmente. Dopo aver sconfitto i giacobiti a Culloden spedì le sue giubbe rosse a radere al suolo Dounie. Dalle sue ceneri sorse Beaufort House, costruita negli anni 80 dell’800 per il restaurato Lord Lovat.

Costruzione di Beaufort House, nel tardo 1870. A destra un ritratto del XII Lord Lovat
Costruzione di Beaufort House, nel tardo 1870. A destra un ritratto del XII Lord Lovat

Infine, c’è Castle Fraser. Di tutti i bei castelli tardo medievali della Scozia Nord Orientale, nessuno può competere con la sua imponenza. Tutto merito di Michael Fraser, sesto Laird of Muchall, e suo figlio Andrew, il primo Lord Fraser. Sono stati loro, durante il regno di James VI (1567-1625) ad ingaggiare due importanti famiglie di architetti del Nord Est della Scozia, i Leipers ed i Bells, per trasformare la torre del XV secolo nello splendido castello che possiamo ammirare oggi.

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Il primo bellissimo colpo d’occhio a Castle Fraser, arrivando dal parcheggio principale.

Fonte: Clan and Castle, the lives and lands of Scotland’s great families (Historic Scotland)

Dunnottar Castle, il più bel castello di Scozia: storia, curiosita’ e una magnifica passeggiata costiera

Lo si trova all’improvviso, arroccato sul suo imponente scoglio e circondato da campi e prati verdi, pieni zeppi di ginestrone giallo e di allegri narcisi. Lo si scorge da lontano, ed è difficile resistere alla tentazione di iniziare a correre per raggiungerlo in fretta ed osservarlo da vicino . Il Dunnottar Castle è un vero gioiello, uno dei castelli più belli e suggestivi dell’intera Scozia e decisamente anche il mio preferito. Poco distante dal villaggio costiero di Stonehaven, sulla costa orientale della Scozia, il castello sorge su di un piccolo promontorio roccioso collegato a terra solo da uno stretto passaggio e circondato dalle fredde acque del Mare del Nord. Lo si raggiunge in due modi: lasciando la macchina nel parcheggio sterrato che si trova a cinque minuti di distanza oppure camminando lungo il sentiero costiero che parte dal vicino villaggio e che, inerpicandosi sul ciglio delle scogliere circostanti, in una quarantina di minuti porta a destinazione. Se avete tempo a sufficenza vi suggerisco decisamente la seconda opzione! Venite, vi porto a visitare il Dunnottar Castle virtualmente, partiamo subito!

  1. LA PASSEGGIATA COSTIERA PER RAGGIUNGERE IL CASTELLO
  2. LA STORIA DEL CASTELLO
  3. IL LEGAME CON I GIOIELLI DELLA CORONA SCOZZESE
  4. WHIG’S VAULT, LE MALSANE PRIGIONI DEL CASTELLO
  5. LA STRUTTURA DEL CASTELLO
  6. COME ARRIVARE AL DUNNOTTAR CASTLE
  7. IL VILLAGGIO DI STONEHAVEN
  8. DORMIRE E DOVE MANGIARE A STONEHAVEN
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LA PASSEGGIATA COSTIERA PER RAGGIUNGERE IL CASTELLO

Si parte dal piccolo porticciolo del villaggio di Stonehaven e, seguendo le indicazioni, ci si inerpica su per una salita che all’inizio può davvero spaventare o mettere in difficoltà. Non preoccupatevi, è solo il primo pezzo di strada per raggiungere la sommità delle scogliere e una volta in cima la strada prosegue praticamente pianeggiante fino al castello. Arranco un pò, con varie soste per guardare indietro il paese che si fa sempre più piccolo, e una volta arrivata in cima imbocco il sentiero sterrato che, passando tra i campi, conduce sempre più vicino al mare. Eccomi infine, sulla cima di queste imponenti scogliere, con il vento che soffia fortissimo, le onde che si infrangono sulle rocce sottostanti e i numerosissimi uccelli marini che gracchiano e volano freneticamente attorno ai loro nidi costruiti nelle pareti rocciose.

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Il paesaggio circostante è magnifico, il cielo limpido ed azzurrissimo e la vista spazia dall’immenso mare alle basse colline verdi che mi accingo ad attraversare. Dopo un paio di minuti abbondanti di contemplazione mi rimetto in marcia, raggiungendo poco dopo il Stonehaven War Memorial, un monumento che sorge sulla cosiddetta Black Hill, realizzato dall’architetto di Aberdeen John Ellis a ricordo dei caduti durante le guerre. Uno stretto sentiero si snoda tra una distesa enorme di narcisi bianchi e gialli tanto da sembrare davvero ritagliato in mezzo ai fiori. Per terra, un pavimento di erbetta verde e, a metà percorso, una panchina di legno che invita a sedersi e a contemplare il paesaggio.

Riprendo la marcia e mi avvicino sempre di più, ma mi fermo spesso perché attratta da un vista particolare, da uno scoglio un po’ strano, da un’inquadratura che appare perfetta. Decido di arrivare al castello da una via secondaria anziché dal sentiero costiero ed abbandono la mia strada, scendendo in un punto abbastanza accessibile fino a raggiungere la lunga spiaggia di sassi sottostante. Qui il vento soffia meno, il sole è tiepido e si sente un forte odore salmastro: cammino a fatica tra i ciottoli perfettamente rotondi, tenendo un occhio ben attento agli scogli nel caso qualche foca decidesse di farsi vedere. Arrivo proprio sotto al castello, ai piedi dell’imponente roccia sulla quale è costruito. Raggiungo l’entrata principale, una porticina piccola e stretta che si raggiunge attraverso un’altrettanto stretta strada piena di gradini e vengo immediatamente catapultata in un mondo antico nel quale il tempo sembra essersi fermato…

Dunnottar castle
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LA STORIA DEL CASTELLO

Il nome Dunnottar deriva dalla parola Pittica “Dun” che significa fortezza o luogo di resistenza. Il sito dove sorge il castello fu abitato fin dall’antichità dalla popolazione pre celtica dei Pitti, anche se non si conosce con precisione la data esatta. L’importanza del luogo per quest’antica popolazione era probabilmente di carattere religioso. I Pitti erano dei politeisti ed adoravano gli spiriti della natura che dividevano in divinità maschili e femminili; il sito del castello è legato alla leggendaria figura della “dama verde” (green lady), avvistato nei pressi delle cucine del castello, mentre cercava i suoi figli dispersi, ossia quei Pitti che furono convertiti al Cristianesimo attorno al V secolo a.C. Nel V secolo St Ninian portò il cristianesimo tra la popolazione dei Pitti, e scelse Dunnottar come sito dove venne costruita una delle sue numerose chiese.

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La baia sottostante al castello

Più tardi, nel IX secolo, il re Donald II, il primo ad essere chiamato rí Alban, Re di Scozia, fu ucciso mentre proteggeva Dunnottar Castle da un’invasione vichinga: la sua morte fu tuttavia vana poiché i vichinghi conquistarono e distrussero il castello. Nel XII secolo Dunnottar Castle divenne un insediamento cristiano e la prima cappella di pietra fu consacrata nel 1276. Secondo la testimonianza di “Blind Harry”, un poeta del XV secolo e il cui poema epico fu d’ispirazione per il film Braveheart, William Wallace conquistò il castello, che durante la guerra d’indipendenza era in mano inglese, nel 1297 e diede fuoco a questa cappella con una guarnigione di soldati inglesi chiusi al suo interno. La cappella odierna fu ricostruita a seguito di questa vicenda, nel XVI secolo.

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Dunnottar Castle fu la dimora di una delle più potenti famiglie in Scozia, i Conti Marischal. Proprio un componente di questa famiglia, Sir William Keith, il primo conte Marischal, costruì la Tower House, o The keep (il mastio). Il titolo nobiliare fu elargito ai Marischal dal Re James II, che li nominò anche Ufficiali di Stato, assieme agli Steward e ai Constable. Il conte Marischal aveva una specifica responsabilità per gli eventi cerimoniali, per i gioielli della corona (Honours of Scotland) e per la sicurezza della persona del re dentro il Parlamento. Non era inusuale per i monarchi, inclusa poi Mary Stuart, Queen of Scots, passare del tempo presso Dunnottar Castle.

IL LEGAME CON I GIOIELLI DELLA CORONA SCOZZESE

Nel 1649 Charles I Re di Scozia ed Inghilterra (nipote di Mary Stuart), fu giustiziato da Oliver Cromwell, l’autoproclamatosi Lord Protettore (lord Protector). Nel 1650, il suo giovane figlio Charles II arrivò nel Nord Est della Scozia e passò una notte a Dunnottar prima di riprendere il viaggio a Sud per rivendicare il trono del padre. Apprendendo la notizia del suo arrivo, Cromwell ordinò un attacco massiccio alla Scozia: in tutta fretta Charles II venne incoronato a Scone, antica sede di incoronazione dei re scozzesi, ed i Gioielli della Corona, anziché venir riportati al castello di Edimburgo che era sotto assedio dalle truppe inglesi, furono consegnati sotto la custodia del Conte Marischal che ricevette il compito di tenerli al sicuro presso Dunnottar Castle.

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La corona, lo scettro e la spada di Stato furono portati nella fortezza da Katherine Drummond, nascosti in una sacco di lana. Tuttavia, non passò molto prima che il castello cadesse sotto assedio: per otto mesi la guarnigione di settanta uomini resistette contro gli invasori, finchè arrivò l’artiglieria pesante. Dopo dieci giorni di bombardamenti le truppe del castello si arresero ma gli inglesi, una volta entrati, non trovarono quello che stavano cercando. I gioielli della corona erano stati segretamente trasportati nella chiesa di Kinneff e sepolti sotto il pavimento, dove rimasero per ben undici anni, prima che il re ritornasse sul suo trono e diede disposizioni di riportarli ad Edimburgo. Ad organizzare la “fuga” del tesoro furono due donne, Elizabeth Douglas e Christian Fletcher, moglie del luogotenente del castello la prima e del pastore della parrocchia locale la seconda. Esistono due versioni di come le donne riuscirono nel loro intento. Christian Fletcher dichiarò nel 1664 di essere risuscita, durante tre visite al casello avvenute tra febbraio e marzo del 1652, a portar via corona, scettro e spada nascosti in sacchi di merce varia; un’altra versione, data agli inizi del XVIII secolo da un precettore del Conte Marischal, afferma che i gioielli furono calati dal castello alla spiaggia sottostante, dove furono raccolti dai servi della Fletcher e trasportati in una cesta di frutti di mare fino alla chiesa dove vennero sepolti dalla stessa Fletcher e da suo marito. Quando gli “Honours” vennero rimossi dal loro nascondiglio scoppiò una disputa per chi avesse effettivamente salvato i gioielli: a Fletcher vennero assegnati 2000 merks (monete d’argento scozzesi), ma pare che la somma non fu mai pagata.

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WHIG’S VAULT, LE MALSANE PRIGIONI DEL CASTELLO

Uno dei capitoli più oscuri della storia di Dunnottar è quella del “Whig’s Vault”. Nel 1685, 122 uomini e 45 donne, il cui crimine era il rifiuto di riconoscere la supremazia del re nelle questioni spirituali, vennero rinchiusi dal 24 maggio fino alla fine di luglio nelle cupe e malsane prigioni del castello, in condizioni igieniche pessime e con scarsissime scorte di cibo. Trentasette di loro giurarono fedeltà al re e furono rilasciati, venticinque riuscirono a scappare anche se quindici vennero nuovamente catturati e due morirono nell’impresa, precipitando dagli scogli. Cinque prigionieri morirono nelle prigioni e tutti gli altri vennero deportati nelle indie Occidentali, ma si crede che circa settanta di loro morirono di febbre durante il viaggio in mare.

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Nel 1715, il decimo ed ultimo Conte Marischal, George Keith, fu condannato per tradimento per aver preso parte alla rivolta giacobita. Le sue proprietà, incluso Dunnottar Castle, vennero sequestrati dal Governo. Il castello viene in seguito abbandonato finchè venne acquistato dalla famiglia Cowdray nel 1925. Il primo Visconte Cowdray, Weetman Pearson, intraprese un sistematico lavoro di ristrutturazione: da allora il Dunnottar Castle è rimasto nella proprietà di questa famiglia ed aperto ai visitatori.

LA STRUTTURA DEL CASTELLO

Accessibile attraverso un ripido sentiero, il Dunnottar Castle si trova in una posizione strategica che permetteva di avere un buon controllo sulla zona circostante. Molti degli edifici, costruiti tra il XIII e il XVII secolo, sono dislocati su di un promontorio di circa 1,4 ettari e la struttura dominante è la fortezza o “tower house” costruita nel XIV secolo. Gli altri edifici principali sono la gatehouse (il corpo di guardia), the chapel (la cappella) e il “palazzo” del XVI secolo dove si trova anche il Whigs’ Vault.

Ecco la mappa di Dunnottar castle:  A) Accesso e Benholm's Lodging B) Tunnels C) Tower House D) Forge E) Waterton's Lodging G) Stalle H) Palazzo I) Cappella J) Whigs' Vault K) Campo da bocce L) Vedetta M) Scogliera N) Mare del Nord  (immagine di Jonathan Oldenbuck )
Ecco la mappa di Dunnottar Castle:
A) Accesso e Benholm’s Lodging B) Tunnels C) Tower House D) Forge E) Waterton’s Lodging G) Stalle H) Palazzo I) Cappella J) Whigs’ Vault K) Campo da bocce L) Vedetta M) Scogliera N) Mare del Nord
(immagine di Jonathan Oldenbuck )

L’entrata del castello, dominata da fortificazioni esterne, è attraverso il main gate, il cancello principale situato in una fenditura delle scogliere rocciose e protetto da un imponente muro di massi e da un portcullis (cancello di ferro tipo saracinesca, tipico dei castelli medievali) del quale oggi rimangono solo delle fessure scavate nel muro dove era fissato. In effetti la porta d’ingresso attuale, che risale al XVII secolo, è davvero piccola e stretta. Tuttavia si può ancora vedere l’originale entrata ad arco, leggermente più grande. Per un castello così arroccato non si poteva certo costruire un’entrata trionfale e le ridotte dimensioni erano anche sinonimo di maggiore difendibilità. Accanto al cancello principale si trova il Benholm’s Lodging, un edificio di cinque piani costruito nella roccia, che ospita una prigione e degli appartamenti. Alcune piccole finestrelle poste su tre livelli che si affacciano verso l’esterno sulla parete della Benholm’s Lodging, erano usate a scopo difensivo per poter colpire eventuali invasori che si apprestassero a conquistare il castello attraverso l’entrata principale. Anche nei pressi di quest’ultima, proprio di fronte al cancello d’ingresso, si trovano scavati nella pietra quattro fori porta cannoni (gun ports) per fronteggiare gli avversari nel caso fossero riusciti a penetrare nella fortezza. Una volta superata la porta d’accesso, il passaggio lastricato d’entrata fa una secca curva a sinistra, altra tattica difensiva per rallentare l’avanzata dei nemici, per poi proseguire in salita attraverso due gallerie ad arco e fino a sbucare in cima al promontorio, in un prato d’erbetta verde nei pressi della fortezza principale. Un secondo ingresso conduce al castello da una baia rocciosa, dall’interno di una grotta marina nella parte Nord delle scogliere di Dunnottar, abbastanza grande da poter ospitare una piccola barchetta. Da qui, un ripido sentiero porta ad un’angusta porta fortificata (postierla) sulla sommità del promontorio che a sua volta conduce al castello attraverso la Water Gate del palazzo.

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La fortezza, o Tower House, risalente al XIV secolo, ha un sotterraneo di pietra a volta e originariamente aveva altri tre piani ed una soffitta. Misura 12×11 metri ed è alta 15 metri fino al tetto; le stanze principali che vi si trovavano erano la great hall e le stanze private del Lord, con una camera da letto ai piani superiori. Al piano interrato c’era un magazzino e la fucina di un fabbro con un grande camino. Nelle vicinanze si trovano le stalle e la Waterton’s Lodging, conosciuta come the Priest’s House, la casa del prete, costruita attorno al 1574. Questa piccola casa, che includeva una hall e una cucina a piano terra e camere private al piano superiore collegate da una scala a chiocciola esterna, prende il suo nome da Thomas Forbes of Waterton, un attendente del settimo conte Marischal.

Il palazzo, nella parte Nord Est del promontorio, fu costruito nel tardo XVI secolo e comprende tre ali principali disposte a formare un quadrilatero e fu probabilmente opera del quinto conte Marischal. Con i suoi sette identici alloggi costruiti nella parte Ovest, dotati di finestre e caminetti e che si aprivano tutti sul quadrangolo interno alla struttura, esso forniva grandi e confortevoli camere per sostituire quelle più piccole della Tower House. Sopra gli alloggi c’era una lunga galleria di 35 metri, che oggi è senza tetto ma che in passato aveva un elaborato soffitto di quercia e nella quale era esposta una tavoletta romana prelevata dal Vallo di Antonino. Nell’estremità Nord della galleria era presente un salotto accessibile anche dall’alloggio sottostante.

Stonehaven

I sotterranei della struttura nella parte Nord ospitavano le cucine e i magazzini, con una sala da pranzo ed una grande sala al piano superiore e al piano terra c’è il Water Gate, che permetteva l’accesso all’entrata secondaria nelle scogliere settentrionali. Nella parte Est del palazzo erano ospitate una dispensa, una stanza di cottura con un forno e un panificio al piano terra e una suite e un appartamento per la Contessa a quello superiore. Non distante si trovavano gli appartamenti del Conte che includevano la “King’s Bedroom”, la stanza da letto nella quale venne ospitato Charles II. In questa stanza c’è una pietra lavorata con lo stemma del settimo conte e sua moglie e la data 1654. Sotto queste camere c’è il Whigs’ Vault, una cella misurante 16×4,5 metri con una grande finestra e un’ulteriore deposito sottostante raggiungibile tramite una botola nel pavimento. Delle camere del palazzo, solo la sala da pranzo e la Silver House conservano tutt’oggi un tetto, restaurato nel 1920. L’aerea centrale del palazzo ospita una cisterna circolare profonda circa 8 metri e un campo da bocce si trova poco distante. Accanto all’edificio si trova la cappella, consacrata nel 1276 e largamente ricostruita nel XVI secolo, che conserva ancora la sua muratura medievale e due finestre del XIII secolo.

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COME ARRIVARE AL DUNNOTTAR CASTLE

C’è un parcheggio sterrato disponibile per i visitatori, con una stradina che in pochi minuti porta proprio davanti al promontorio dove sorge il castello. Si trova sulla Tourist Costal Route che si imbocca dalla A92 poco prima della svolta per il cenro di Stonehaven. Se invece volte godere appieno del magnifico paesaggio potete intraprendere il percorso che, tramite un comodo e scenografico sentiero, porta dal centro abitato al castello in circa 30-40 minuti (lunghezza percorso: 5.5km andata e ritorno). Una volta lasciata l’auto in uno dei numerosi parcheggi presenti in paese, si prosegue lungo la spiaggia su di una passerella in legno lungo la quale si trovano alcune sculture realizzate con materiali naturali. Una volta giunti al piccolo porticciolo si imbocca il sentiero vero e proprio che è molto ripido solo nel primissimo tratto, per poi proseguire pianeggiante tra le campagne e lungo la costa fino ad arrivare al Castello (percorso giallo nella mappa sottostante).

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E se non volete tornare dalla stessa strada, potete fare una deviazione per il Dunnottar Woods (percorso verde nella mappa sovrastante) e ritornare a Stonehaven attraverso questo tranquillo boschetto al cui interno si possono trovare alcuni manufatti storici, come la shell house, una piccola casetta ricoperta di conchiglie, o il Lady Kennedy’s bath, una specie di piscina costruita lungo un ruscello, risalenti all’epoca in cui il bosco faceva parte della proprietà della famiglia  che risiedeva nell’ormai demolita Dunnottar House. Sinceramente, non mi ha entusiasmata molto, ma camminare tra gli alberi in una tiepida giornata di sole è senza dubbio molto rilassante e rigenerante. Seguentdo i numerosi sentieri presenti nel Dunnottar Woods si ritorna nel centro di Stonehaven. Il percorso circolare (Stonehaven -> Dunnottar Castle -> Dunnottar Woods -> Stonehaven) è lungo approssimativamente 7,2 km.

IL VILLAGGIO DI STONEHAVEN

Stonehaven è un villaggio di circa 11.000 abitanti, affacciato sul Mare del Nord nella parte nord orientale della costa scozzese e facente parte dell’area amministrativa dell’Aberdeenshire. Con la sua magnifica posizione aperta sulla Stonehaven bay, il villaggio presenta un entroterra di colline, valli fluviali e foreste. Si presenta come un paese piccolo e tranquillo, ma con molte da cose da vedere e molto attrezzato per accogliere i turisti. Conosciuta principalmente per il Dunnottar Castle, Stonehaven offre anche un piccolo museo della pesca, il Toolboth Museum, una piscina riscaldata all’aperto dallo stile un pò retrò, nonchè numerosissime passeggiate nei magnifici dintorni.

Sito ufficiale di Stonehaven: http://www.stonehavenguide.net/

DORMIRE E MANGIARE A STONEHAVEN

Se avete in programma di trascorrere una o più notti a Stonehaven vi suggerisco di alloggiare al Baybiew b&b, una guesthouse che dispone di camere private e di appartamenti affacciata alla spiaggia. Le stanze sono magnifiche, ben arredate e dotate di ogni confort. Noi avevamo dormito nella Green Room, una camera con vista sul retro ma molto carina. La colazione è servita nella soleggiata sala al piano terra, vista mare, e se è bel tempo potete godervela anche all’aperto! Per la cena non ho dubbi: non potete lasciare Stonehaven senza aver provato il pluripremiato The Bay fish and chips, sulla spiaggia, eslcusivamente da asporto. Ad ora è uno dei più buoni mai provati in Scozia!


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Saint Andrews, Fife: storia e paesaggi mozzafiato

Saint Andrews (in gaelico scozzese Cill Rìmhinn) è una città universitaria che si trova sulla costa est della Scozia, nella regione del Fife a circa 80km da Edimburgo. È rinomata per i suoi grandi campi da golf e tra le attrazioni principali ci sono i resti del castello e dell’antica cattedrale. In questo articolo voglio raccontarvi un pò la sua storia: se state invece cercando qualcosa di più turistico ecco un itinerario a piedi che vi porterà a scoprire gli angoli più belli e pittoreschi di Saint Andrews!

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STORIA

Fino al X secolo Saint Andrews era conosciuta come Kilrymont e prese in seguito il suo nome da Sant’Andrea apostolo, il santo patrono dell’intera Scozia le cui ossa furono portate nella cittadina come reliquia. La religione ha avuto una forte influenza nello sviluppo di Saint Andrews non solo per quanto riguarda il suo nome, ma anche per la moltitudine di edifici sacri che vennero costruiti nel corso degli anni tra i quali spicca la grande cattedrale, edificata nel 1160, che attirò per secoli migliaia di pellegrini da tutta Europa rendendo la cittadina il principale centro della vita religiosa in tutta la Scozia. Durante il Medioevo Saint Andrews si espanse notevolmente grazie alla sempre più crescente importanza ecclesiastica e anche quella accademica, nata con la fondazione dell’Università nel 1431.

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St.Salvator’s College, Saint Andrews

Il XVI secolo fu il periodo più turbolento nella storia di Saint Andrews: l’arcivescovo cattolico della città, il cardinale David Beaton, fu il leader di un movimento anti protestante che nacque all’epoca a seguito del diffondersi della Riforma ed ordinò molti processi ed esecuzioni di persone considerate “eretiche”. Nel 1559 l’esponente del calvinismo John Knox predicò un così ardente sermone nella Holy Trinity Church che scatenò una rivolta tra i fedeli: la cattedrale di Saint Andrews venne saccheggiata dai suoi seguaci segnando la fine dell’influenza religiosa della città e l’inizio della Riforma scozzese. A seguito di questi avvenimenti la città cadde in un lungo declino e solo nel XIX secolo, con la costruzione di nuove strade, l’arrivo della linea ferroviaria e l’aumento del turismo per via del golf e della salubre aria marittima, ricominciò a fiorire nuovamente.

 

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Una mappa di Saint Andrews

 

LA CATTEDRALE

L’imponente cattedrale di Saint Andrews è costruita così vicina al mare che sembra sfidare la forza delle onde e la potenza del vento. In passato edificio religioso più grande di tutta la Scozia, la sua costruzione iniziò nel 1158 su ordine del Vescovo Arnold, sul sito dove erano conservate le reliquie di Sant’Andrea. I lavori di realizzazione dell’opera proseguirono per quasi 150 anni, non senza alcuni intoppi in corso di costruzione: nel 1272 una fortissima tempesta abbatté la parete occidentale ed in seguito i lavori vennero rallentati a causa della prima guerra d’indipendenza contro l’Inghilterra (1296–1307). La cattedrale venne ultimata e consacrata il 5 luglio 1318 alla presenza del re Robert Bruce e rappresentava il più magnifico ed imponente edificio fin’ora costruito in Scozia, sede dei più importanti vescovi ed arcivescovi. Nel corso dei secoli rappresentò un simbolo religioso e moltissimi fedeli da tutta Europa si recavano qui in pellegrinaggio. Il suo declino iniziò con l’avvento della riforma protestante sul territorio scozzese: nel 1559 i seguaci di John Knox, che aveva predicato un acceso sermone in città, saccheggiarono la cattedrale rubando immagini ed oggetti sacri e successivamente, a partire dal 1561 essa venne abbandonata e lasciata cadere in rovina. Alla fine del XVI secolo la torre centrale cedette, portandosi dietro gran parte della parete nord; negli anni successivi molte pietre vennero portate via ed usate per costruire nuovi edifici e per preservare l’opera non venne fatto niente fino al 1826.

Oggi rimangono sole delle suggestive e grandiose rovine dell’antica cattedrale gotica, circondate da un cimitero e da imponenti muri di cinta monastici. I frammenti che sono sopravvissuti nel corso dei secoli, erosi dalla forza del mare e dalle raffiche di vento, testimoniano la grandezza di quest’opera. È possibile attraversare la porta d’ingresso a volta, passeggiare nell’erba in quella che secoli fa era la navata centrale, osservare ciò che rimane delle pareti con le grandi finestre ad arco. La parte più suggestiva è sicuramente la superba parete occidentale che si staglia altissima nei suoi 30 metri e che rende perfettamente l’idea di quanto doveva essere magnifica e imponente la cattedrale nei suoi anni di massimo splendore. È un luogo mistico e pieno di pace, la quiete interrotta solo dal rumore delle onde e dai versi dei gabbiani. Uno di quei posti che incute un po’ di timore, che infonde un profondo senso di rispetto e che va visitato in silenzio, senza parlare. Oggi la cattedrale è di proprietà di Historic Scotland (vi invito a visionare il sito ufficiale per orari di apertura e prezzi).

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SAINT ANDREWS CASTLE

Poco distante dalla cattedrale, raggiungibile con una piacevole passeggiata lungomare, sorgono i resti del castello di Saint Andrews, arroccato su di uno scoglio a picco sul mare. Residenza ufficiale dei principali vescovi ed arcivescovi scozzesi fin dal medioevo, il castello fu fatto costruire tra il 1189 e il 1202 dal Vescovo Roger proprio negli anni in cui veniva edificata anche la vicina cattedrale. Durante la guerra d’indipendenza con l’Inghilterra (1296–1356) esso subì seri danneggiamenti e passò più volte di mano in mano tra scozzesi ed inglesi: nel 1303 il castello fu preso e preparato per accogliere il re inglese Edoardo I, successivamente fu riconquistato dagli scozzesi dopo la battaglia di Bannockburn nel 1314 e riparato dal vescovo William Lamberton. Ricatturato di nuovo dalle forze inglesi nel 1330 che ne rinforzarono le difese, fu espugnato infine da Sir Andrew Moray, reggente di Scozia, nel 1336 dopo tre settimane d’assedio. Per evitare che cadesse nuovamente nelle mani dei nemici il castello venne distrutto dagli scozzesi tra il 1336 e il 1367. Tra il 1385 e il 1401 il castello di Saint Andrews venne interamente ricostruito ad opera del vescovo Walter Trail. Durante gli anni che seguirono il castello fu usato anche come prigione: il bottle dungeon, la prigione a bottiglia, è un’umida cella senz’aria scavata nella solida roccia sotto la torre nord-ovest dove furono lasciati morire numerosi delinquenti così come molte personalità di spicco locali. 

Saint Andrews Castle

L’aumento delle tensioni religiose nel corso del XVI secolo portarono ad intraprendere ulteriori lavori di costruzione, come l’aggiunta di una nuova torre per artiglieria per difendere il castello, ad opera di James Beaton negli anni tra il 1521 e il 1539. La fortezza fu teatro di violenze ed assassinii negli anni della riforma protestante: nel 1556 il cardinale David Beaton vi fece bruciare George Wishart, predicatore riformista, e lo stesso Beaton fu poco dopo assassinato all’interno della sua stessa residenza da un gruppo di nobili protestanti, che appesero il suo corpo senza vita fuori da una finestra sopra la porta d’ingresso e si impadronirono del castello. Il conseguente assedio del 1546-1547 per riprendere il controllo dell’edificio causò gravi danni alla struttura ed è proprio a quegli anni che risalgono i due celebri tunnel scavati sotto al castello, the mine and countermine: gli assedianti, capeggiati da James Hamilton, 2nd Earl of Arran, scavarono un tunnel nella roccia con lo scopo di arrivare all’interno del castello e contemporaneamente gli occupanti della fortezza scavarono un contro-tunnel per intercettare gli avversari. Entrambi i tunnel, scoperti nel 1879, sono oggi aperti al pubblico. L’assedio venne interrotto grazie all’arrivo di un ingegnere italiano, Leone Strozzi, che organizzò un devastante attacco di artiglieria: il casello fu riconquistato e gli occupanti catturati, imprigionati o mandati in esilio.

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La targa che commemora la morte di George Wishart, bruciato per ordine del cardinare Beaton fuori dal castello.
La targa che commemora la morte di George Wishart, bruciato per ordine del cardinare Beaton fuori dal castello.

L’arcivescovo John Hamilton riparò il castello in seguito all’assedio, modificandone alcuni tratti strutturali e riportandolo al suo vecchio aspetto di residenza anziché di fortezza. Il suo mandato tuttavia fu breve: egli venne impiccato a causa della sua opposizione alla riforma protestante e del supporto a Mary Stuart Queen of Scots. L’abolizione dell’ordine dei vescovi nel 1592 sancì definitivamente la fine del castello e la sua caduta in rovina. Nel 1801 la great hall (la sala dei banchetti) cedette e cadde in mare, seguita da altri crolli che vennero interrotti con la costruzione di una parete di protezione sul mare nel 1886. Oggi il castello è di proprietà di Historic Scotland (vi invito a visionare il sito ufficiale per orari di apertura e prezzi).

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INFORMAZIONI PRATICHE SULLA CITTA’

Saint Andrews è facilmente raggiungibile da Edimburgo in circa 1 ora e 30 minuti d’auto.
In città si trovano numerosi parcheggi a pagamento o disco orario, ma il migliore secondo me è il parcheggio per soste prolungate che vedete cerchiato in rosso sulla mappa qui sotto. E’ gratuito, non c’è limite di orario per lasciare la macchina e con una passeggiata di 15 minuti si raggiungono il castello e la cattedrale. Il parcheggio si trova proseguendo lungo City Road e girando a sinistra alla rotatoria, nella A91. Alla rotatoria seguente si imbocca la prima uscita a sinistra, dove c’è l’edificio circolare che si chiama “The Gateway”.

Se vi spostate con i mezzi pubblici potete raggiungere Saint Andrews con un autobus diretto gestito da Stagecoach oppure con il treno, scendendo a Leuchars e proseguendo in bus.

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Eilean Donan Castle, il castello più famoso di Scozia

Castello più celebre, più fotogenico e più fotografato di Scozia, l’Eilean Donan Castle sorge su di un isoletta alla confluenza di tre laghi marini, il Loch Duich, il Loch Long e il Loch Alsh, nei pressi del villaggio di Dornie. Il nome deriva dal gaelico e significa “castello dell’isola di Donan”, molto probabilmente riferendosi al nome di un religioso irlandese, Donnàn, che tra il VI ed il VII secolo d.C pare abbia costruito un monastero cristiano sul luogo dove oggi sorge il castello.

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Castelli scozzesi: fate e leggende a Dunvegan Castle, sull’Isola di Skye

Storie di fate, magia, avventure eroiche: sul castello di Dunvegan si narrano molte fiabe, sospese tra realtà e leggenda. Il castello sorge a poca distanza dell’omonimo villaggio di Dunvegan, sull’Isola di Skye, e fu fondato dal capostipite della famiglia McLeod nel 1200, per poi rimanere proprietà dello stesso Clan fino ai giorni nostri: l’attuale proprietario del castello è Hugh McLeod, trentesimo Clan Chief. Aperto al pubblico nel 1933, il castello e i suoi splendidi giardini attirano turisti curiosi di conoscere le numerose leggende che aleggiano sulla storica dimora. Continua a leggere “Castelli scozzesi: fate e leggende a Dunvegan Castle, sull’Isola di Skye”

Stirling, l’antica capitale di Scozia

La cittadina di Stirling è situata nelle Lowlands centrali e dista poco meno di un’ora d’auto da Edimburgo e Glasgow. Residenza degli Stuart tra il XV e il XVII secolo ed antica capitale del Regno di Scozia, la città si sviluppa ai piedi dell’imponente ed omonimo castello medievale ed è stata palcoscenico di alcuni importanti avvenimenti storici, tra i quali il principale è la battaglia che vide William Wallace sconfiggere gli inglesi nel 1297.

IL CASTELLO

Il castello di Stirling, le cui origini risalgono al 1100, sorge su uno sperone di roccia vulcanica, in posizione strategica e quasi totalmente inespugnabile. All’interno delle sue solide mura furono incoronati molti fra i Sovrani di Scozia, Maria Stuarda un esempio fra tutti, e furono proprio gli Stuart, fra il XV e il XVI secolo, a costruire gli edifici più antichi ancor oggi visibili.

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Devo ammettere che è un castello davvero imponente, e bello a vedersi… da fuori! Gli interni mi hanno molto delusa, mi sono sembrati fasulli, sono stati ricostruiti in maniera decisamente finta. Ecco, finto è la parola che mi viene in mente se penso al castello di Stirling…mi ha emozionato molto di più passeggiare per l’adiacente antico cimitero! La nota a favore del castello è il suo essere assolutamente family-friendly: se fossi stata un bambino mi sarei divertita un sacco, tra costumi da provare, giochi interattivi e di intrattenimento. Probabilmente me lo sarei goduto di più se ci fosse stato il sole ma, ahimè, la giornata era ciò che di peggio il clima scozzese possa offrire.

Orari d’apertura: tutto l’anno (tranne 25-26 dicembre), 9.30 – 18

Ticket: adulti £14.50, bambini £8.70

Sito ufficiale: http://www.stirlingcastle.gov.uk/

 

THE NATIONAL WALLACE MONUMENT

Monumento dedicato al leggendario eroe nazionale William Wallace, che sorge nei pressi del luogo in cui il Braveheart scozzese condusse i suoi uomini alla vittoria sull’esercito inglese (Stirling Bridge,1297). Potrete ripercorrere la sua vita, la sua campagna per l’indipendenza della Scozia, e il processo che lo portò alla morte. Per raggiungerlo è necessario lasciare l’auto nel parcheggio sottostante, e salire verso la torre a piedi, oppure servendosi dei minibus. Dalla cima dei 67 metri della torre, tempo permettendo, si gode di una bella vista su Stirling e le colline circostanti.

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Ok, la vista non era proprio il massimo!

Orari d’apertura: tutto l’anno (tranne 25-26 dicembre), 10.30 – 17

Ticket: adulti £9.50, bambini £5.90

Sito ufficiale: http://www.nationalwallacemonument.com/index.php

STIRLING OLD BRIDGE

Presente sulle acque del fiume Forth sin dal 1200, e celebre per la battaglia che si combattè nelle sue vicinanze, il ponte di Stirling fu ricostruito, nella sua versione attuale, tra il XV ed il XVI secolo.

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Sito della città: http://www.stirling.co.uk/

Dove dormire: William Wallace Hostel http://www.willywallacehostel.com/